Del presente articolo è autore o curatore il dott. Rocco Panuccio, cultore di storia locale ed esperto in beni storico-artistici e culturali. Ogni riproduzione, anche parziale (citazione diretta), è vietata senza espressa autorizzazione ed ogni utilizzo di notizie (citazione indiretta) senza citarne la fonte costituisce condotta sleale e grave disonestà intellettuale. 

La statua marmorea dell’Immacolata è fra le opere più antiche e prestigiose che compongono il patrimonio altartistico della nostra parrocchia. Mons. Vincenzo Zoccali, storico reggino, nel volume “Maria Immacolata nella Teologia nell’Insegnamento di Giovanni Paolo II e nell’Arte” sostiene che a realizzarla sia stato l’artista spagnolo residente a Napoli Giambattista Ortega, retribuito nel 1608 dalla principessa Maria Ruffo per un’ Immagine della Madonna tutta a rilievo de marmo. La statua si trovava sull’altare maggiore della chiesa Matrice ed era affiancata ai due lati da altrettanti angeli  - anch’essi in marmo bianco - genuflessi in atto di venerazione. Negli atti relativi alla visita pastorale del 20 maggio 1822 è presente la descrizione del maestoso altare maggiore coronato da otto colonne e sovrastato dal gruppo marmoreo sopra citato.
Anche se la mancanza in Maria del peccato originale venne sancita ufficialmente soltanto l’8 dicembre 1854 con la definizione del dogma dell’Immacolata Concezione espressa mediante la bolla Ineffabilis Deus di Pio IX, la Chiesa venera Maria Ss. Immacolata già dall’XI secolo e, dal 1476, la festa viene introdotta nel Calendario romano.alt
Anche il canonico e storico scillese Giovanni Minasi, nel 1889, descrive l’altare maggiore dedicato alla Vergine Immacolata, protettrice della città. Anche il canonico e storico scillese Giovanni Minasi, nel 1889, descrive l’altare maggiore dedicato alla Vergine Immacolata, protettrice della città. Afferma che l’immagine della Vergine, così come quelle dei due angeli posti ai suoi fianchi, sono in marmo bianco. Nonostante gli eventi sismici, l’altare rimase in piedi in tutto il suo splendore fino alla metà degli anni ’50 del XX secolo, durante i quali venne distrutto totalmente l’edificio sacro per ricostruirlo ex novo. La statua venne collocata sulla facciata, dove per più di trent’anni fu vittima dei dannosi effetti dell’inquinamento atmosferico. Nel 1999, in occasione dei lavori di abbellimento artistico della chiesa arcipretale, l’allora arciprete, don Mimmo Marturano, decise, molto sapientemente, di altrestaurarla e collocarla all’interno dell’edificio, insieme con uno dei due angeli in marmo, rimasto integro. La statua, di grandezza superiore al normale – cosa che lascia immaginare la maestosità che doveva avere l’altare maggiore! – è in marmo bianco e altraffigura la Madonna con le fattezze tipiche della Vergine descritta da San Giovanni Apostolo nell’Apocalisse, modello iconografico diffuso in Calabria sin dall’inizio del Seicento. In piedi, sopra il Globo avvolto dalle nubi, su una falce di luna, con le mani giunte e un tenerissimo viso di Madre. In passato era coronata da uno Stellario in argento ed una corona in oro bianco e pietre dure realizzati entrambi nel XVIII secolo, oggetti che ancor oggi fanno parte del patrimonio orafo della parrocchia.

Ultimo aggiornamento ( Sabato 18 Novembre 2017 21:13 )