Intorno ai 16-17 anni, nel momento in cui il ragazzo si affaccia alla sua prossima vita da adulto, entra nella Comunità di Clan/Fuoco, cioè diventa Rover o Scolta (R/S).
È il momento questo in cui si spezza il rapporto Capo-ragazzo inteso nella sua accezione “gerarchica”, per lasciare il posto al gruppo dei pari guidato da un adulto, la comunità Rover/Scolte, appunto (Clan se maschile, Fuoco se solo femminile, Clan/Fuoco se mista). Essa è preceduta da un anno di "noviziato", ovvero "presa di contatto", in analogia con quando avviene per le scelte di vocazione monastica o religiosa. Proprio a significare che l'appartenenza alla comunità R/S è una scelta, e come tale va consapevolmente approfondita.
Come suggerisce il termine stesso, all’interno della Comunità ogni membro è posto su un piano paritario con gli altri, con le sue ricchezze e con le sue difficoltà.
È il momento in cui ogni individuo impara ad operare consapevolmente ed autonomamente delle scelte, per sé e per il bene del Clan, diventando così l’artefice della propria crescita ed educazione.
Tre sono i valori guida che informano queste scelte ed in generale la vita all’interno della Comunità di Clan/Fuoco.
Il primo è il valore della “Strada”, la strada che si fa a piedi durante le attività, ma anche quella che ognuno percorre come uomo. La strada diventa così il simbolo dell’essenzialità, del camminare insieme ad altre persone, del non sentirsi mai “arrivati”, ma di cercare sempre ulteriori mete ed obbiettivi. Come il camminare mette di fronte alla stanchezza ed alle proprie difficoltà fisiche, la “Strada” insegna ad essere critici con sé stessi ed a mettersi in discussione.
Il secondo cardine è quello della “Comunità”, il superare il proprio egoismo, per vivere in rapporto con l’altro, per il bene della comunità stessa, che può essere la famiglia, il gruppo scout, ma anche e soprattutto la scuola, il lavoro e la società circostante.
Ultimo pilastro è il “Servizio”, che si concretizza come un impegno di volontariato annuale, innanzitutto, ma che punta alla conoscenza delle realtà locali e alla maturazione di una sensibilità di intervento sul territorio. Il termine servizio non è casuale, in quanto esso viene sperimentato dapprima e vissuto poi nella vita di Clan/Fuoco, come dedizione completa ed amore verso il prossimo.
Infine, intorno ai 20-21 anni, il ragazzo “prende la Partenza”, che è il momento in cui il giovane-adulto ritiene di concludere il proprio cammino scout, ed esce dalla comunità di Clan/Fuoco.
“Partenza”, non “arrivo”, proprio perché essa è un vero e proprio "prendere il largo" ("ho inteso cos'è buono e intendo metterlo in pratica nella mia vita a cominciare da ora"). Tutto nello scoutismo converge a formare fin dagli 8 anni “l'Uomo e la Donna della Partenza” (vengono chiamati proprio così...).
"Prendere la partenza" non significa però diventare Capo Scout: la scelta di essere capo, cioè educatore volontario all'interno di una comunità di servizio quale è la Comunità Capi, è UNA delle manifestazioni del proprio impegno nel territorio, che potrebbe concretizzarsi, altrettanto validamente, se non di più, in una scelta religiosa, nell'impegno in un settore del volontariato, nella costruzione di una famiglia, in una scelta professionale vissuta con spirito di servizio, o addirittura (perché no?) in politica o nella società civile.
"Buona Strada!" è perciò l'augurio che Rovers, Scolte e Capi si scambiano come saluto, a significare la continuità della "progressione personale" anche in età adulta e la necessità di un a"formazione permanente" della persona, a 18 come a 108 anni, in qualsiasi stagione della vicenda umana.
E qui è racchiuso il segreto di un metodo pedagogico, lo Scautismo, vecchio di quasi 100 anni, ma diffuso in tutto il mondo, in tutte le religioni ed in tutte le culture, e sempre fresco, in crescita, e fecondo di umanità.