Non va detto “prima lettura”, oppure “salmo responsoriale”: queste sono indicazioni rituali.
Le norme prescrivono che al termine delle prime due letture si dica “Parola di Dio”, facendo un breve stacco, cambiando leggermente tono e mettendo in evidenza le parole di “Dio” per suscitare la risposta dell’Assemblea. E’ invalso da qualche parte l’uso di dire, invece della formula prescritta, la variante “E’ Parola di Dio”, attribuendo alla lettura un’ampiezza maggiore di quella che svolge. Infatti la parola biblica si fa parola che Dio dice se e accolta in ascolto credente, interpretativo, attualizzante. E’ quindi preferibile impiegare la forma rituale dell’esclamazione che propone ciò che può essere, senza affermare ciò che rischia di non avverarsi per negligenza dei presenti. Inoltre si corre il rischio di favorire una errata nozione dell’ispirazione, poiché spinge l’attenzione alla parola materiale anziché a Dio che parla.
Il servizio va svolto in un clima di devoto rispetto, contrassegnato dal contegno semplice e grave, dalla dignità e disinvoltura nell’atteggiamento, nello sguardo e nel comportamento. Disinvoltura non significa leggerezza, faciloneria, “svolazzamenti” fuori posto. Il volto stesso deve riflettere l’interiorità e far emergere che il lettore si immedesima in quello che sta leggendo o pregando o cantando. Poiché legge una parola di salvezza, non potrà che avere il volto gioioso degli uomini liberati e fatti salvi, senza angosce né tristezze.
Il decalogo per il lettore della Parola
1. Il libro dal quale si leggono le letture della Messa si chiama Lezionario.
2. Non si leggono le letture dal foglietto, per rispetto alla Parola di Dio, ma solo dal libro e dal luogo stabilito, cioè l’ ambone.
3. Le letture della Messa sono: prima lettura(dall’Antico Testamento); salmo responsoriale (parte di un salmo intercalato da un ritornello); seconda lettura(dal Nuovo Testamento); Vangelo(Luca per quest’anno liturgico C)
4. I lettori sono coloro che proclamano le letture nella liturgia e si preparano bene a compiere questo servizio per la comunità. Possono essere lettori istituiti (ai quali è dato questo incarico in forma ufficiale) o lettori di fatto, (cioè scelti volta per volta).
5. Nella Messa occorrono due lettori e un salmista; il Vangelo è proclamato dal sacerdote o dal diacono (in alcuni casi particolari di necessità anche da un laico).
6. Quando il lettore sale all’ambone non dice mai: prima lettura... ma solo annuncia da quale libro della Scrittura è presa la lettura (es: dal libro del profeta Isaia). Non legge nemmeno il titoletto in corsivo che si trova nel lezionario. Al termine della proclamazione non dice mai: E’ Parola di Dio, ma Parola di Dio, poiché si tratta di un atto di fede e di adesione.
7. Il lettore legge sempre prima il brano che dovrà proclamare, senza fretta, rispettando accenti, punteggiatura, pause... per rispetto alla comunità che ascolta. Egli presta la voce alla Chiesa. Deve accertarsi prima che anche il microfono funzioni bene.
8. Il lettore assume un contegno semplice e dignitoso nel modo di vestire, poiché non è su di se che deve attirare l’attenzione ma sulla Parola di Dio.
9. L’ascolto è un grande atto liturgico: quando nella Chiesa si leggono le divine Scritture è il Signore che parla. Se una lettura è fatta bene invita i fedeli all’ascolto senza leggere dal foglietto.
10. A leggere la Parola di Dio s’impara leggendo ad alta voce e facendosi dire da altri i difetti e gli errori da evitare.