CHI E' IL MINISTRANTE
Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell’unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose è l’unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole. 1 Corinzi 12,4-11
Rinati da un solo battesimo, tutti esercitiamo il medesimo ed unico sacerdozio di Cristo e siamo chiamati alla ministerialità generale della Chiesa. D’altra parte nessuno può ignorare che la varietà dei doni indica implicitamente la loro complementarietà; ciascuno con i propri limiti, ma coscienti del dono ricevuto, si deve aprire all’interrogazione che rende completo nelle sue varie manifestazioni il corpo del Signore, cioè la sua Chiesa. Ciascuno si deve riconoscere debitore all’altro, come realtà di una sola e medesima Chiesa.
Da qui emerge la corresponsabilità di tutti nella Chiesa. Corresponsabilità, innanzi tutto, all’interno della comunità, per cui ognuno si fa sostegno dell’altro e porta i pesi del fratello, poi si allarga al mondo intero ed è invitato all’annuncio del Cristo risorto!!!
Il termine “ministrante” deriva dall’italiano ministro, quindi dal latino minister cioè minuster che significa letteralmente il minore tra. Viene normalmente tradotto con il termine “servo” o meglio come colui che si mette al servizio.
A questo punto sorge spontanea la domanda: “Il ministrante, cioè colui che si mette al servizio, a chi serve? a chi mette a disposizione il proprio servizio?” Per rispondere a questa domanda dobbiamo porcene un’altra: “Quando il ministrante agisce?” A questa domanda è più facile rispondere poiché ci può vedere impegnati durante qualsiasi azione liturgica e quindi qualsiasi celebrazione.
Adesso rimane da capire chi è il soggetto che celebra!!!! Grazie alla consapevolezza che siamo rinati dal Battesimo, possiamo dire che il soggetto celebrante è l’assemblea dei fedeli, meglio la comunità!!! Quindi il ministrante serve l’assemblea.
Ma cosa significa servire? Il servire non è collegato ad uno stipendio, ad un benessere raggiungibile: servire la Chiesa significa seguire l’esempio di Gesù Cristo, il quale è morto crocifisso. Anzi servire è uguale al dare la vita (Mc 10,45): “Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.
Ora anche la Chiesa, se vuole essere vera, non può che (Fil 2,5): “avere in sé gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù”. Gesù Cristo è stato il servo fedele, noi tutti siamo sempre molto limitati nella nostra fedeltà, ma siamo chiamati a seguire il suo esempio, e cioè a servire, piuttosto che cercare di farci servire.
È bene chiarire alcuni aspetti indispensabili per non tradire il servizio stesso.
1. Prima di tutto occorre avere spirito di servizio. Gesù ce ne dà un esempio chiaro quando lava i piedi degli apostoli (Gv 13, 1-17). Si tratta di essere disponibili per gli altri. Gli altri sono i fratelli e Dio stesso: il comandamento deve prendere le nostre energie, il nostro tempo e mette tutto a disposizione del bene. Questo è frutto dello Spirito di Cristo. Vorrei insistere su un altro tipo di spirito: quello della comunità che servi. Non si può agire come si vuole, nella scelta dei gesti, delle preghiere: Siamo a servizio di una comunità che bisogna conoscere per la sua cultura, per lo spirito cristiano che possiede e per le sensibilità artistiche di cui è dotata. Si serve una comunità e bisogna aiutarla ad entrare in relazione con Dio, a sentire la gioia della preghiera, a rendersi conto delle realtà che si celebrano.
2. Il ministrante, poi, non deve mai mettere al primo posto la quantità, bensì la qualità, non i riti, ma il cuore. Gesù diceva (Mt 6,7): “Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole”. E si potrebbe aggiungere alle parole anche tutto quello che è rito esteriore, mancante di spirito. Non andiamo in chiesa solo per fare inchini perfetti, andiamo in Chiesa per mettere il cuore, l’intelligenza, il corpo, la fantasia a contatto con Dio. La qualità della nostra preghiera è prima di tutto interiore, e poi di forme, di riti, di quantità.
3. Per questo occorre sfuggire ogni esibizionismo, ogni tentativo di mettersi in mostra, per raggiungere una realizzazione personale. Sarebbe il servire come fanno gli uomini e non come ha fatto Gesù Cristo. “Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini.” (Mt 6,5). L’esibizionismo è una malattia comune.
4. Infine ogni ministrante deve ricordarsi di essere esempio, anzi animatore della preghiera. Tutti coloro che vengono in Chiesa, desiderano pregare, ma in mezzo all’assemblea ci sono sempre alcuni fedeli che sono “segno” della preghiera. Essere segno di preghiera significa che i ministranti devono collaborare a creare l’ambiente, a vivere la relazione con Dio, a sentire il gusto della preghiera. Il ministrante è chiamato, anche ad educarsi in un duplice ambito:
- quello della vita spirituale;
- quello della “professionalità” tecnica.
I ministranti si devono rendere conto che prestano servizio nella azioni più sacre della Chiesa, dove il rapporto con Dio, l’azione di salvezza di Cristo è manifesta. Non per niente il Concilio
Vaticano II nella Costituzione sulla sacra liturgia dice che la liturgia è “il vertice e la fonte” della vita cristiana. E meglio ancora nella Sacrosanctum Concilium (2,10) la liturgia “edifica quelli che sono nella Chiesa in tempio santo del Signore…, irrobustisce le loro forze per predicare il Cristo…, mostra la Chiesa come segno innalzato sui popoli… realizza la santificazione dell’uomo”. Per svolgere un servizio liturgico, occorre educarsi allo spirito liturgico, che significa:
- Educare alla vita sacramentale, specialmente alla Eucarestia ed alla Penitenza, con una catechesi continua, completa;
- Educare all’amore per il servizio liturgico, per la preghiera: che è un servizio di amore a Dio e ai fratelli;
- Educare alla pietà, all’ascolto della Parola.
All’interno della liturgia ogni ministrante ha una sua funzione, in questo caso funzione è sinonimo di competenza. Competenza per ogni servizio, ma anche competenza liturgica. Si perdonano volentieri gli errori tecnici, purché la liturgia sia celebrata nella verità. Ci si può buttare con entusiasmo in un servizio e poi, una volta fatta l’esperienza, accorgersi che bisogna acquisire una competenza maggiore. È giusto essere esigenti verso coloro che assicurano un servizio, è questione di serietà!
Adesso un augurio… che la liturgia possa essere ed ispirare la vostra vita… che il vostro ministero liturgico sia per Cristo, con Cristo, in Cristo, nell’attesa che si compia la beata speranza… che venga il nostro Salvatore Gesù Cristo!!!
Con l’invito a vivere la liturgia intorno all’altare dove è viva e manifesta la presenza di Gesù.
Chi è il Ministrante?
A volte noi ministranti non abbiamo le idee ben chiare sul vero e proprio simbolismo e significato della parola stessa..Chierichetto è un termine derivante dal latino clerum, con il significato di "parte scelta". L'influsso della riforma liturgica ha portato a sostituire "chierichetto" con "ministrante", che viene dal latino ministrans, colui che serve. Poiché entrambi hanno lo stesso significato, possiamo dire che, il ministrante è colui che assiste il sacerdote durante la celebrazione eucaristica.
Per svolgere al meglio il suo servizio, il ministrante, deve avere delle doti particolari e deve assumere dei giusti atteggiamenti.
- Il ministrante indossa una veste, per dire a tutti che è pronto a servire.
- Il ministrante è un “attore”, non perché è al centro dell’attenzione o perché attira su di sé gli sguardi degli altri, ma perché è una persona attiva, che agisce, sempre pronto a servire il sacerdote.
- Il ministrante non è mai distratto, ma è interessato nel partecipare alla Santa Messa, perché sa dove si trova e sa con Chi si trova.
Non può essere quindi indifferente e/o scocciato.
- Il ministrante sa trarre dall’Eucaristia il coraggio e la forza necessari per vivere da cristiani autentici, e per testimoniare dappertutto l’amore di Dio per ogni creatura.
- Il ministrante sa trovare la forza per essere ministrante: lo Spirito Santo.
l ministrante è l’amico di Gesù. Il punto culminante dell’amicizia con Gesù è il servizio alla celebrazione della Messa.
- Una dote fondamentale del ministrante è essere un ragazzo disponibile:
siamo ministranti perché imitiamo Colui che ci ha servito;siamo ministranti perché Gesù attraverso la Chiesa (il nostro sacerdote) ci chiede di servirlo.
Il ministrante è un ragazzo come tanti altri: fa le cose che fanno tutti, però è diverso dagli altri perché ha capito che non si fa il ministrante, ma si è ministrante!
Il ministrante, prima grande tappa del servizio all’altare, deve possedere questi requisiti:
- Deve aver fatto la Prima Comunione
- Essere costante partecipando agli incontri e disciplinato alle riunioni e al servizio
- Avere il permesso dei genitori.
Ma, oltre questo, il ministrante deve conoscere:
- Le diverse parti della chiesa e gli oggetti che vi si trovano
- Che cosa è l’altare
- I vasi e i lini sacri e i diversi oggetti necessari per la celebrazione della messa
- Le vesti liturgiche, il loro colore ed il loro significato
- Il senso della celebrazione eucaristica nelle sue diverse parti
Anche il suo modo di servire deve possedere determinate caratteristiche:
- Deve saper stare decentemente in chiesa
- Essere educato in chiesa e con gli altri
- Conoscere i gesti liturgici: genuflessione ed inchini: perché, quando e come
- Conoscere il ruolo del ministrante alla messa
- Saper servire per bene anche alle altre funzioni: battesimo, matrimonio, esequie
Attenzione però, non basta essere un buon ragazzo per diventare subito ministrante. Occorre anzitutto un sincero desiderio di servire il Signore, il Sacerdote, l’intera comunità…; è necessaria la vocazione, la chiamata di Dio! Gesù può chiamare un ragazzo, un giovane ad essere ministrante quando va a catechismo, quando prega, quando ascolta la Bibbia, e può chiamarlo attraverso un compagno, il catechista, una suora, un sacerdote, i genitori…
Non si può fare il ministrante per mettersi in mostra, per fare bella figura.
Al sincero desiderio del cuore si devono aggiungere altre buone qualità: la serietà, il senso del servizio, la puntualità, l’ordine. Troppo difficile? Pensa se una mattina il panettiere non si svegliasse perché non ha voglia, o il contadino si dimenticasse di dare da mangiare ai suoi animali, o l’infermiere non trovasse più le garze o i cerotti per medicare urgentemente un malato o il sacerdote decidesse di non celebrare la messa perché è troppo impegnato…
Quindi impegnati a svolgere quest’ importantissimo servizio e a partecipare a tutti gli incontri settimanali per la formazione del ministrante.
COSA VUOL DIRE ESSERE UN MINISTRANTE?
Per rispondere alla domanda è necessario capire che cosa spinge molti bambini, ragazzi e adulti della nostra comunità ad essere Ministranti. La scelta che hanno preso non è banale come si potrebbe credere. Anzi, li pone di fronte ad una serie di impegni che costano fatica, dedizione, rinuncia. Il ruolo del Ministrante non è, come alcuni possono pensare, solo quello di presenziare durante la Messa, come fosse una decorazione.
Pochi sanno che, in realtà, il Ministrante deve:
- impegnarsi nella preparazione delle celebrazioni: ciò vuol dire essere sempre puntuali,
perché noi dobbiamo sempre essere in Sacrestia almeno mezz’ora prima dell’inizio della
celebrazione; egli deve essere responsabile, preciso e avere la necessaria preparazione per
conoscere i riti delle varie liturgie, gli oggetti sacri necessari alla celebrazione.
- dare sempre la propria disponibilità a partecipare con atteggiamento serio e maturo alle
celebrazioni.
- essere costantemente presente alle periodiche riunioni che vengono tenute per approfondire
le nostre conoscenze e per organizzare le varie celebrazioni; perché come gli sportivi si allenano duramente per avere i risultati migliori, così anche il Ministrante deve “allenarsi” ed essere sempre preparato al meglio.
Il compito non è quindi semplice, ma proprio coltivando i valori dell’impegno e dell’obbedienza
agli insegnamenti di Gesù, possiamo essere veramente degni di svolgere l’importante ruolo a cui siamo chiamati: quello di SERVIRE. Il servizio è un compito speciale che Gesù ci chiama a
realizzare per trasmettere alla comunità il rispetto e l’affetto che nutriamo nei Suoi confronti. “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga, dice il Signore”. È per questo che servire non significa solamente svolgere meccanicamente una serie di azioni, ma capire il significato di tali gesti e credere veramente in ciò che si sta facendo. Così facendo noi abbiamo la possibilità di vivere più profondamente la nostra Fede, in quanto conosciamo il vero significato dei nostri gesti, dedicando tutta la nostra attenzione alla concretizzazione della Gloria di Dio.
L’amore per Gesù e l’ascolto della Sua Parola, ci aiuta a fare in modo che il nostro gruppo sia molto affiatato. Infatti, nonostante le notevoli differenze di età, sappiamo vivere felicemente il tempo che trascorriamo insieme, rispettandoci, stimandoci e aiutandoci, perché ognuno si configura come un tassello insostituibile del nostro variegato mosaico. Ascoltando le indicazioni dei più grandi e imitando il loro esempio, i bambini, imparando a servire, imparano anche a crescere conservando i valori fondamentali del messaggio cristiano, e i più grandi imparano dai più piccoli ad avere sempre nel cuore la gioia del servire Gesù e la Comunità.
I valori del Ministrante
I valori del Ministrante sono: Amicizia, Competenza, Esempio, Fedeltà e Gioia.
Amicizia: la prima qualità del Ministrante è un forte spirito di amicizia, (Gesù ci ha chiamato amici); importante che nel Gruppo Ministranti ci sia uno spirito di amicizia, che si stia bene insieme, che ci si voglia bene. Essere amici ci aiuta anche ad essere uniti e ciò migliora il nostro servizio ci si capisce, ci si aiuta, si costruisce qualcosa di buono.
Competenza: è saper fare al meglio il proprio servizio. Il Ministrante sa cosa deve fare e quando farlo, perché sa che un buon servizio è un offerta a Dio e un regalo a tutta la comunità cristiana. Tutto ciò non significa che il Ministrante sa tutto, ma può capitare di non sapere come comportarsi in una situazione o dimenticarsi qualcosa; è in queste situazioni che il
Ministrante chiede,informa, senza vergogna o paura. Chiede a chi ne sa di più (responsabili) ed impara. La competenza non scende dal cielo come dono, è necessario imparare, provare e pian piano si diviene competenti nel proprio servizio.
Esempio: Il Ministrante è un esempio per tutti se compie bene il suo servizio. Essere di esempio non significa mettersi in mostra, farsi vedere per vantarsi. Si è di esempio quando si compie bene il proprio servizio; ma esempio non finisce sulla porta della Chiesa, anche nella vita di tutti i giorni il Ministrante si comporta come chi ha posto al centro della propria vita e del proprio interesse Gesù e gli altri.
Fedeltà: è la qualità principale del Ministrante. Fedele è colui che è capace di assumere gli impegni e svolgerli. Rispettare i turni partecipare alle riunioni è una forma di
fedeltà e di rispetto degli altri. Essere fedeli è un impegno che richiede la capacità di portare qualche peso. Facile è servire alle Messe solenni, più difficile essere presenti con costanza ad ogni messa o a quelle in orari più disagevoli.
Gioia: il Ministrante vive nella gioia che non è la semplice allegria, ma è il sapere che Gesù ci vuole bene, sempre anche quando sbagliamo. La gioia nasce dal cuore e dal sapere che la (nostra) vita è bella, perché è dono di Dio, perché siamo figli di Dio consacrati a lui nel battesimo. Il Ministrante vive di questa gioia ed è contento di servire il Signore, che è suo amico e maestro nella gioia e cerca di portare questa gioia a tutti.