Il doloroso epilogo della scomparsa di Sarah, mi ha riportato alla memoria un’analoga vicenda avvenuta tanti anni fa quando ancora bambino, seguivo in televisione la terribile sorte occorsa ad Ermanno Lavorini. Sono passati più di quarant’anni dal giorno in cui il cronista con un linguaggio velato raccontava l’accaduto ai “grandi” e nascondeva la verità ai piccoli spettatori. Quello che sapevo era che ad un bambino poco più grande di me era stato fatto del male, non era tornato a casa e che non si trovava più . In quel periodo ricevetti dai miei genitori i primi avvertimenti alla prudenza con gli estranei, in verità inutili, vista la mia timidezza , ma si pensò ugualmente di rincarare la dose. Eravamo quasi alla fine degli anni Sessanta ed ogni cosa era vista con le lenti della politica, appresi allora dell’esistenza dei monarchici , parola per me difficile , mi fu spiegata come coloro che simpatizzano per il Re. Quella definizione non aggiunse nulla alla comprensione di quell’evento la cui gravità era sottolineata dal silenzio e dall’attenzione che in casa si prestava al telegiornale della sera.

Visto con gli occhi di oggi , quello è stato il primo evento mediatico sulla violenza ai minori, il primo di una lunga serie che periodicamente lascia esterrefatti per la crudeltà usata nei confronti di piccole creature che si stanno affacciando alla vita e la cui unica “colpa” è quella di essere indifesi . Per giorni ancora seguiranno dibattiti e si discuterà su come ciò possa essere pianificato dalla mente umana, che inspiegabilmente si ritorce sull’anello più debole della componente umana, che naturalmente è portata a proteggere. Psicologi, psichiatri, criminologi, sociologi cercheranno di spiegarci e di spiegarsi una volta per tutte l’origine di simili aberrazioni. Lo faranno chiamando in causa la scuola , la famiglia, le istituzioni, la società frenetica e distratta che non riesce a tutelare i più deboli , anche se tutto ciò è accaduto in un paese della provincia di Taranto, senza quartieri dormitorio, senza baby gang, dove ci si conosce tutti e dove i ritmi della vita sono scanditi dai lavori in campagna negli uliveti secolari. Le persone coinvolte non fanno parte di una alta borghesia annoiata ed in cerca di forti emozioni.

La molestia ed il desiderio di possedere senza inibizioni hanno raggiunto anche le anime semplici, irretite dai continui appelli mediatici alla sessualità ad ogni costo e senza scrupoli . Visto che le famiglie sono ancora destinatarie di una grossa fetta pubblicitaria e di buona parte della programmazione televisiva sarebbe il caso che le varie associazioni dei consumatori, dei diritti dell’infanzia, ecc , boicottassero quei prodotti reclamizzati con filmati spesso al limite della pornografia. Non sarà certo la soluzione finale, ma ogni produttore è sensibile al bilancio consuntivo e forse si potrebbe suggerire un’inversione di rotta.

 

Giovanni Bellantoni