Santa Margherita Maria Alacoque
Lautecour, 22 luglio 1647 - Paray-le-Monial, 17 ottobre 1690
Confidente del Sacro Cuore di Gesù
Santa Margherita Maria Alacoque nacque a Lautecour in Borgogna, nel cuore della Francia, il 22 luglio del lontano 1647, da Claudio Alacoque, giudice e notaio regio, e da Filiberta Lamyn; quinta di sette figli, sin da subito si distinse per una fervente e profonda fede che la portò, a soli quattro anni, a pronunciare il suo primo voto di verginità.
Nel 1955, all’età di otto anni, Margherita perse il padre e venne mandata, dalla madre e dal fratello maggiore, nel convento di Charolles, ove risiedevano le Suore Clarisse; qui rimase soltanto due anni, a causa di una grave malattia che la costrinse ad abbandonare il monastero. Una volta fuori, chiese alla Madonna di essere guarita, promettendole, nel caso fosse esaudito il suo desiderio, di prendere i voti e dedicare la sua esistenza alla vita religiosa: la Vergine Maria la esaudì subito.
Crescendo, nell’età adolescenziale e giovanile, Margherita non adempì il voto e, spinta dalla famiglia, si diede alla vita mondana, partecipando a banchetti e feste e cedendo così alle attrattive e agiatezze della società; nel frattempo, la sua famiglia desiderava che si sposasse, e quindi si impegnava a trovare proposte concrete di matrimonio. Dopo un po’ di tempo, la Santa Vergine le apparve nuovamente, con l’intento di farle prendere coscienza del progetto che il Signore aveva su di lei, richiamandola così alla semplicità e frugalità di vita che visse pienamente nell’età della fanciullezza. La Madonna si rivolse alla giovane Margherita con queste parole: «Sono sorpresa, figlia mia, che tu mi serva così negligentemente!».
Rientrata in sé stessa e ritrovata la sua dimensione, all’età di 22 anni, nel 1669, ricevette il Sacramento della Confermazione e, per l’occasione, si impose il nome di Maria.
Nonostante le tante difficoltà e resistenze della famiglia, in particolare da parte della madre, il 20 giugno 1671, all’età di 24 anni, varcò la soglia del Monastero della Visitazione di Paray-le-Monial; in quest’Ordine, fondato da San Francesco di Sales e Santa Francesca Fremiot di Chantal, un anno dopo, nel 1672, fece la professione dei voti perpetui.
Sin dall’inizio si offrì come «Vittima al Sacro Cuore», scegliendolo come suo personale “direttore spirituale” e “maestro”:
«Il Signore è sapientissimo e se ci abbandoniamo completamente alla sua direzione e lo lasciamo fare, ci fa percorrere, in poco tempo, molta strada […] Si metta dunque nelle disposizioni che deve avere uno scolaro davanti al proprio Maestro, dal quale vuole imparare a compiere bene la sua volontà, rinunciando alla propria».
La via privilegiata per giungere alla Santità fu quella della privazione assoluta, o meglio dell’abiezione, cioè della totale rinuncia a tutto ciò che spetta alla propria dignità ed al proprio onore, solo per amore e ad imitazione di Gesù, Servo obbediente che “assunse la condizione di servo e umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,7-8).
Nello stesso Monastero, Suor Margherita Maria, ebbe molte visioni di Gesù e della Madonna; tra le tante visioni della Vergine Maria, quella più importante è relativa alla salvezza eterna, nella quale la Madre le rivela che non può esserci salvezza se non in Gesù e invita l'umanità ad affidarsi a Lei, riconoscendola come Mediatrice dell'umanità: «Venite figlie carissime, avvicinatevi, perché vi voglio rendere depositarie di questo prezioso tesoro, che il divin Sole di giustizia ha formato nella terra verginale del mio cuore, dove, dopo essere stato nascosto per nove mesi, si è manifestato agli uomini.
Questi però, non avendone conosciuto il valore, non l’hanno tenuto in nessun conto, perché l’hanno visto mescolato e avvolto della loro terra, nella quale l’Eterno Padre aveva gettato la lordura e la corruzione dei nostri peccati. Il mio Figlio però, nello spazio di trentatré anni, ha purificato questa terra con le fiamme del suo amore. Vedendo poi che gli uomini, invece di arricchirsi e di approfittare di un tesoro tanto prezioso, cercavano al contrario di ridurlo a nulla e, se avessero potuto, di sterminarlo dalla faccia della terra, l’Eterno Padre, nell’eccesso dell sua misericordia, si è servito della loro stessa cattiveria, per rendere ancora più utile questo oro prezioso. Con esso infatti, attraversi i colpi che gli hanno inflitto durante la sua Passione, ha coniato una moneta di valore inestimabile e l’ha contrassegnata con il suggello della divinità, affinché essi potessero soddisfare i loro debiti e negoziare il grande affare della loro salvezza eterna».
Questa grande mistica è pero passata alla storia per le importanti rivelazioni di Gesù, il quale le rivelò tutta la profondità dei doni d’amore del Suo Sacratissimo Cuore, scegliendola, in tal modo, come Sua confidente prediletta: «Io ti ho scelta come un abisso di indegnità e di ignoranza per adempiere a questo grande disegno, affinché tutto sia fatto da me».
La prima visione ebbe luogo il 27 dicembre 1673, festa di san Giovanni Evangelista; in quell’occasione il Signore le permise di «riposare a lungo sul Suo divin petto» e le concesse il privilegio di prendere il posto occupato, dal discepolo che Egli amava, durante l’Ultima Cena, nella quale istituì il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia.
In questa visione Gesù le disse: «Il mio divino Cuore è così appassionato d’amore per gli uomini, che non potendo più racchiudere in sé le fiamme della sua ardente carità, bisogna che lo spanda». E così, anche nella seconda, «Il Divin Cuore si mostrò su un trono di fiamme, più raggiante del sole e trasparente come cristallo, circondato da una corona di spine simboleggianti le ferite inferte dei nostri peccati e sormontato da una croce, perché dal primo istante che era stato formato, era già pieno di ogni amarezza».
Dopo queste prime visioni, ne seguirono tante altre e, acausa di questi speciali colloqui col Signore, fu ritenuta un pazza ed una visionaria; ciò nonostante il Signore volle riscattare l’umile suora di Paray-le-Monial e infatti, a distanza di 140 dalla morte, nella ricognizione delle reliquie del 1830, sebbene le ossa fossero inaridite, il cervello fu ritrovato intatto come ad indicare la perfetta integrità della sua mente e l’attendibilità delle sue visioni; l’incorruttibilità fu riscontrata anche nella successiva ricognizione, quella del 1864, in occasione della sua Beatificazione.
Nel Monastero di Paray-le-Monial, Suor Margherita Maria Alacoque, rimase sino alla morte, avvenuta il 17 ottobre 1690, all’età di 43 anni.
Margherita: "desiderio struggente" dell'Eucaristia
Oltre alla devozione al Sacro Cuore, fu l’Eucaristia e l’amore per essa, il centro e il vero senso di tutta la vita di Suor Margherita Maria, la quale, nelle sue “Lettere”, era solita parlare di “tre tiranni”: l’amore per Dio, il soffrire per Lui ed il morire; il primo era ritenuto la sorgente dalla quale scaturivano gli altri due: «Ho una tale voglia di amarlo, che tutto ciò che vedo, secondo me, dovrebbe mutarsi in fiamme di puro amore perché sia amato nel Suo Divino Sacramento. Per me il pensiero che vi è così poco amato, che tanti cuori si rifiutano di amarlo, o che non ci pensano affatto e lo disprezzano, è un vero martirio».
Questo desiderio struggente di amare Gesù, vivo e vero nel Santissimo Sacramento, la porta ad accostarsi quotidianamente al Banchetto Eucaristico e, in una lettera indirizzata a Padre Croiset, antecedente all'ordinazione presbiterale dello stesso, manifesta la profonda letizia nel partecipare alla sua gioia: «Beato lei che, quando celebrerà il Divin Sacramento dell’amore potrà ricevere il Signore tutti i giorni. Ne gioisco tantissimo, non solamente perché vi parteciperò anch’io e potrò unirmi a lei, ma per la gioia che proverà Gesù nell’entrare in un cuore che l’ama, che è tutto suo e vuole soltanto Lui».
Il Venerdì Santo, giorno nel quale non viene celebrata la Santa Eucaristia, Suor Margherita Maria provava grande dolore per tale privazione e, in una lettera dell’aprile 1687, confessò di sperimentare «un acceso desiderio di ricevere Nostro Signore» e Gli disse tra le lacrime «Amabile Gesù, voglio struggermi nel desiderio di Te e non potendo oggi averTi con me, non smetterò di desiderarTi»; Gesù stesso le si presentò e la consolò con queste parole: «Figlia mia, il tuo desiderio è penetrato tanto a fondo nel mio Cuore, che se non avessi istituito questo Sacramento d’amore, lo farei adesso per farmi tuo cibo. Provo tanto piacere nell’essere desiderato nella Comunione che, tutte le volte che un cuore emette tale desiderio, lo guardo con amore per attirarlo a Me».
Il suo programma di vita fu dunque quello di essere strettamente unita all’Eucaristia, non solo celebrata ma anche adorata; l’Adorazione Eucaristica infatti è sempre stata un punto fermo della sua vita, ella trascorreva moltissimo tempo alla Presenza del Santissimo Sacramento, talvolta anche delle intere giornate e, come lei stessa confessa nelle sue “Lettere”: «Il mio sogno è quello di consumarmi alla Sua Presenza come un cero acceso tutti i momenti dalla vita che mi restano. […] La ragione? Vorrei consumare tutta la mia vita nell’onorarlo e riuscire a comprendere la carità ardente, di cui ci dà testimonianza in questo ammirabile Sacramento, nel quale il suo amore lo tiene prigioniero fino alla fine dei secoli…».
Questo suo desiderio vuole che lo vivano anche le sue consorelle e, ad una di esse, si rivolge con queste parole: «Bisogna che imitiamo il cero acceso. Il suo cuore deve essere la cera bianca preparata per ardere e la sua volontà lo stoppino. Siccome questo non è mai composto di un solo filo, ma di tanti uniti insieme, così la sua volontà deve essere completamente bruciata dal fuoco dell’amor di Dio insieme a tutti gli affetti per le cose di questo mondo».
Margherita Maria modellò dunque la sua anima, alla luce dell'Eucaristia, sorgente perenne della vera Carità: «Egli da lì non predica che amore: ha un solo desiderio: riempirci di amore, affinché, per suo mezzo, possiamo ricambiare l’amore che da noi non si aspetta; un amore forte che non si lascia abbattere; un amore sincero, che ama Lui solo e senza interesse alcuno; un amore crocifisso, che, per conformarsi a quello del suo Amato, trova la gioia soltanto nelle sofferenze; un amore di preferenza, di dimenticanza di sé e di abbandono completo in Lui, in modo da lasciarlo fare e dargli facoltà di tagliare, bruciare, annientare tutto ciò che in noi Gli dispiace, per seguirlo alla cieca; un amore che non perde tempo a voltarsi indietro, per badare a noi stessi e guardare ciò che stiamo facendo».
Sull'esempio di Santa Margherita Maria Alacoque, chiediamo al Signore di poter sperimentare anche noi lo stesso "ardore" quando sostiamo in Adorazione alla Sua Presenza nella Santissima Eucaristia, perchè sappiamo essere autentici Adoratori in “spirito e verità”, “ceri accesi” che si consumano al cospetto della Sua Maestà.
Emilio Bellantoni
Ultimo aggiornamento ( Martedì 25 Agosto 2009 06:51 )