Santa Caterina da Siena
Siena, 25 marzo 1347 - Roma, 29 aprile 1380
Canonizzata da Papa Pio II nel 1461
Dichiarata Patrona d'Italia nel 1939 da Papa Pio XII
Nel 1970 Il Sommo Pontefice Paolo VI le conferì
il titolo di Dottore della Chiesa Universale
Caterina e la "fame" dell’Eucaristia
Santa Caterina da Siena, ha come riconoscimento quello di essere Patrona d’Italia assieme a San Francesco d’Assisi e anche d’Europa insieme a Santa Brigida di Svezia e Santa Teresa della Croce; è inoltre una delle tre donne, le altre sono Santa Teresa d’Avila e Santa Teresina da Lisieux, ad essere proclamata Dottore della Chiesa Universale.
La sua volontà di servire Dio nasce quando, da piccola, lo vide seduto su un trono con vesti pontificali al di sopra del convento di San Domenico e allora decise di dedicargli la sua vita. Ostinata e caparbia non accettò di sposarsi. Per far capire ai genitori la sua vocazione si tagliò i capelli e fece continui digiuni cercando mentalmente di separarsi dal mondo, costruendosi una sorta di cella interiore. Il padre in particolar modo, accettò la scelta della figlia dal momento in cui un giorno, mentre Caterina pregava, vide appoggiarsi una colomba sulla testa di lei e lo interpretò come un avvertimento divino; così all’età di sedici anni la Santa entrò nel terzo ordine domenicano delle mantellate, chiamate così per il lungo mantello che copriva l’abito bianco.
Era un gruppo di laiche, spesso vedove, quindi non era cosa usuale che tra loro ci fosse una ragazza di quell’età. Quest’ordine non essendo claustrale le permise di svolgere la sua missione nel mondo. Potremmo descrivere la sua personalità come polivalente: fu una madre per i suoi figli spirituali che, in seguito, costituirono l’Associazione Internazionale dei Caterinati.
Da ”mamma" come la chiamavano, si spese tanto per la gente, non aveva nessuna esitazione nel dare consigli anche tramite lettere, sebbene fosse semi-analfabeta .
Non fu soltanto mamma, fu anche "infermiera": andava nelle case per curare i malati, coloro che erano considerati i reietti della società.
Dotata di una forte personalità fu soprattutto "donna di pace": esprimeva il suo parere ai potenti senza lasciar trapelare nessuna paura. Lo fece soprattutto con i politici senesi, ai quali ricordò che il potere è pensato ed affidato da Dio e quindi, per amministrare bene, è necessario seguire e imitare l’esempio di Gesù.
Ci rimangono sue testimonianze attraverso le lettere personali, le orazioni raccolte dai suoi discepoli negli utimi anni della sua vita, e il Dialogo della Divina Provvidenza, opera di grande intensità spirituale. Proprio in questo dialogo troviamo la descrizione del Cristo-Ponte: ” … il ponte è murato ed è ricoperto con la misericordia, e su v’è la bottiga del giardino della santa chiesa, la quale tiene e ministra il pane della vita e dà bere il sangue, acciò che i viandanti peregrini delle mie creature, stanchi, non vengano meno per la via. E per questo ha ordinato la mia carità che vi sia ministrato il sangue e ‘l corpo dell’unigenito mio Figliuolo, tutto Dio e tutto uomo …”.
La Misericordia di Dio per gli uomini consiste proprio nel dono del Corpo e Sangue di Cristo; Cristo stesso, crocifisso-ponte, fa appunto vedere nel suo sacrificio la carità per l'uomo, si dona per amore: un amore redentivo. Senza la sua crocifissione e senza la Presenza nel pane eucaristico noi non potremmo mai salvarci.
In molte sue riflessioni evidenzia l’importanza del dono del Corpo e del Sangue di Gesù: ”O pazzo d’amore non ti bastò incarnare che anco volesti morire? ... La misericordia tua veggo che ti costrinse a dar anco più a l’uomo, cioè lassandoti in cibo acciò che noi debili avessimo conforto, e gl’ignoranti smemorati non perdessero la ricordanza dei benefizi tuoi".
Caterina aveva un desiderio impellente dell’Eucaristia, desiderio che si traduceva con la richiesta al suo padre spirituale: "padre dell’anima mia, ho fame".
Lo stesso Gesù le chiese di comunicarsi giornalmente;lei lo fece arrivando al punto di non nutrirsi di nessun altro cibo se non di questo. Non fu facile però compiere tale atto; la Comunione quotidiana non era nell’uso comune del tempo e veniva considerata come una sorta di pretesa, oppure un grande ardire, prendendo spunto da Sant’Agostino che né loda, né biasima, tale pratica.
Lei rispose a tutte le accuse dicendo: ”Io no sarei contenta di essere buona una volta l’anno, una volta al mese o la settimana, anzi mi giova e mi conforta essere buona ogni giorno”. Quando i confessori si rifiutavano di comunicarla era Gesù stesso che le dava la Comunione oppure li convinceva a non negarla, o ancora le dava la costanza di arrivare alla basilica di San Domenico anche quando le forze le mancavano.
Caterina ben presto ottenne dai sommi Pontefici il permesso che i suoi confessori potessero confessarla e comunicarla dovunque si trovasse. Questo profondo "desiderio eucaristico" aumentò in quanto Gesù, durante la Santa Messa, le faceva dono di visioni. A volte vedeva nelle mani del sacerdote un bel fanciullo, a volte la Santissima Trinità, a volte vedeva gli angeli che circondavano l’altare, oppure l’Ostia trasformarsi in Gesù Cristo o sotto l’apparenza di fuoco o di sangue.
Appena riceveva la Santa Comunione, aveva il privilegio di vivere quel momento in estasi. L’anima sua si staccava dal corpo e lei stessa dichiarò che vedeva il suo corpo come se fosse stato di un altro. Una volta, mentre era ad Avignone, una donna, volendo provare la verità delle sue estasi, prese uno spillone e glielo conficcò nel calcagno; quando Caterina tornò in sé, avvertì un dolore atroce.
Andava in estasi spesso e queste duravano tre o quattro ore, tanto che, quando il sacrestano non riusciva a svegliarla, volendo chiudere la chiesa, la portava fuori di peso.
Durante queste estasi, dalle sue labbra si udivano bellissime preghiere che i suoi discepoli raccolsero nelle sue 26 orazioni. Il primo aprile 1375, dopo la Comunione, ricevette il dono delle stimmate e lo rivela così al suo confessore: ”Sappiate, o padre, che per la misericordia del Signore, io porto già nel mio corpo le sue stimmate … Vidi il Signore confitto in croce, che veniva verso di me in una gran luce, e fu tanto lo slancio dell’anima mia, che il corpo fu costretto ad alzarsi. Allora delle cicatrici delle sue sacratissime piaghe, vidi scendere in me cinque raggi sanguigni diretti alle mani, ai piedi e al mio cuore. Conoscendo il mistero subito esclamai: Ah!Signore, Dio mio: te ne prego che non appaiano queste cicatrici all’esterno del mio corpo. Mentre dicevo così, cambiarono il loro colore sanguigno in colore splendente, di pura luce”.
L’Eucaristia, vero cibo dell’anima, ci permette di riempirci di ogni grazia. Gesù stesso le dice che tutti gli uomini hanno necessità di attingere alla grande luce, che è Lui, ma che la grazia viene in noi nella misura in cui crediamo e ci affidiamo e di conseguenza la nostra luce si può accendere più o meno debolmente. Ebbe una fiducia immensa nell’Eucaristia e nel Sangue di Cristo che purifica le nostre anime, tanto che arrivò a consigliare lei stessa al suo padre spirituale di affidarsi al Preziosissimo Sangue per continuare in piena fiducia il suo ministero: ”Annegatevi nel Sangue di Cristo crocifisso ... e se foste pastore infedele, ribattezzatevi nel sangue ... e se foste pastore vile e senza la verga della giustizia condita con prudenzia e misericordia traetela nel sangue ... ”.
Morì nel 1380 a soli 33 anni. Dal 5 agosto 1855 il suo corpo riposa nel sarcofago marmoreo della Basilica di Santa Maria sopra Minerva in Roma, anche se sono presenti delle reliquie della Santa in molte Chiese.
Giovanna Rita Briganti
con la preziosa collaborazione dell’Associazione Internazionale dei Caterinati (Siena)
Ultimo aggiornamento ( Mercoledì 08 Maggio 2013 05:40 )