Maria e l' Eucaristia

 

 

 

"Fate quello che Egli vi dirà"

 



La Vita Verginale di Maria, Radice dell’Eucaristia

 

Ci troviamo ormai alle porte del mese di Maggio, mese interamente dedicato alla Beata Vergine Maria: Madre di Gesù, Madre della Chiesa e Madre nostra, come Gesù stesso la donò, dall’albero della Croce, al discepolo che Egli amava: «Ecco la tua madre!».

 

 

La Santa Vergine, ha sempre avuto un ruolo di primaria importanza nella storia della Chiesa e nell’economia della salvezza. La sua grandezza può essere rintracciata già a partire dal libro della Genesi, quando il Signore dice al serpente: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, la sua stirpe e la tua stirpe, questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gen 3,15). Così se Eva è stata colei attraverso cui siamo nati secondo la carne, per mezzo di Maria abbiamo ottenuto vita nuova nello Spirito.

Maria, grazie alla sua obbedienza, ha ricevuto il privilegio di essere mediatrice tra Dio e gli uomini; ciò è stato confermato con le tante e diverse apparizioni avvenute nel corso dei secoli scorsi.

 

 

Maria, da tenera Madre, ha tracciato una grande “M” sull’Europa apparendo in tanti luoghi, tra cui Fatima, Lourdes, Parigi, La Salette, Siracusa, Civitavecchia e per ultima Medjougorie; queste recenti apparizioni però, non sono riconosciute ufficialmente dalla Chiesa poiché ancora in corso. Maria è apparsa nelle zone più povere e bisognose, divenendo in tal modo “strumento eletto” di guarigione e di conversione.

Anche nelle nostra terra di Calabria possiamo menzionare due importanti esperienze mistiche che ormai sono divenute realtà consolidate: quella di Santa Domenica di Placanica, meglio conosciuta col nome di Madonna dello Scoglio e quella di Paravati, dove la Vergine stessa si proclama Rifugio delle Anime.

 

 

Queste apparizioni fanno capo a due grandi figure della spiritualità della nostra terra: Fratel Cosimo, carismatico e oggi Frate del Terz’Ordine dei Minimi, e Nutuzza Evolo, conosciuta al mondo come la più grande mistica vivente dell’ultimo secolo; questa piccola, ma forte donna, ancora oggi si unisce misticamente alla Passione di Gesù, rivivendo nel suo corpo, durante il periodo Quaresimale, i dolorosi patimenti del Signore e riportandone le tracce con le Sacre Stigmate.

La Vergine è stata una potente mediatrice anche per noi, figli di questa Parrocchia, intitolata alla sua Immacolata Concezione; probabilmente senza il suo aiuto non avremmo ricevuto il miracoloso dono dell’Adorazione Eucaristica Perpetua: dono alla nostra Parrocchia ed alla Chiesa Universale.
Ancora una volta Gesù sceglie, come sua "dimora", il grembo Verginale di Maria e fa di esso il “terreno fertile” per piantare la sua Tenda Eucaristica.

 

 

La missione di Maria, apparentemente semplice, è in realtà estremamente importante: Maria continua ogni giorno a donarci Gesù.

Lo ha fatto quando pronunziò il suo “Eccomi”, in perfetta obbedienza alla volontà Divina, dinanzi all’Arcangelo Gabriele; nella sua dimensione storica quel silenzioso e, già adorante, “fiat”, permise al Verbo di Dio di entrare nella storia e di farsi "carne della sua stessa carne".

 

 

Questo evento prodigioso era già stato preannunciato nel Libro del Profeta Isaia: “Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio, che sarà chiamato Emmanuele”.

Dio, a cui nulla è impossibile, si servì di un’umile ancella per inviare al mondo l’Autore della Vita, pur mantenendo integra, prima, durante e dopo il parto, la sua perfetta Verginità.

Il suo “Si” apre dunque la storia della salvezza e la fa divenire Tempio dello Spirito Santo, in quanto fu proprio la Terza Persona della Trinità, l’Amore che procede dal Padre e dal Figlio, ad adombrarla con la sua potenza, permettendo così il concepimento del Salvatore.

 

 

La sua fu senz’altro una scelta coraggiosa, dettata da una grande fede; sappiamo infatti che all’annuncio dell’Angelo, rimase turbata e stupita: ”Com’è possibile, io non conosco uomo?”.

Era infatti rischioso, per lei, dare alla luce quel bambino perché, una donna accusata di tradimento, avrebbe dovuto subire la lapidazione.

Questa sua immensa fiducia in Dio e in suo Figlio, la fece diventare la prima Annunciatrice e Testimone della salvezza anche durante la vita di Gesù; ricordiamo ad esempio le parole che disse durante le nozze di Cana: ”Fate quello che vi dirà”. Questo messaggio, se pur lontano secoli, appare oggi ancora molto attuale; sembra dirci: ”Non dubitate figli, fidatevi di Gesù; se è stato capace di trasformare l’acqua in vino, è altrettanto capace di donarsi nella Mensa Eucaristica, è capace di cambiare interamente la vostra vita”.

 

 

Maria, pur sapendo sin dall’inizio ciò che avrebbe dovuto patire suo figlio, si inginocchiò e si piegò alla volontà di Dio, adorando da subito l’Amore che era dentro di lei.

Maria è l’esempio lampante di quello che dovrebbe essere la nostra fede, che fu in lei tanto profonda e pura da permetterle lo speciale privilegio di essere Assunta in Cielo, in anima e corpo.

Questa sua perfetta donazione permane anche sul Calvario, al momento della Crocifissione del Figlio; ai piedi della croce, pur con il cuore straziato, continua a pregare per l’umanità intera che le viene affidata, ancora una volta, da Gesù stesso con le parole: ”Donna, ecco tuo figlio”.

 

 

Oltre ad aver ricevuto lo Spirito Santo nell’Incarnazione del Verbo fattosi Carne, lo riceve, ancora una volta, a Pentecoste insieme agli Apostoli riuniti nel Cenacolo e, con loro, costituisce la Prima Comunità che celebra l’Eucaristia, gettando il seme per la futura Chiesa.

Come racconta l'Evangelista Luca nel Libro degli Atti degli Apostoli, gli Apostoli uniti, con la Madre di Gesù, “erano assidui nell’ascolto della parola e nella frazione del pane”.

Ancora oggi durante la Celebrazione dell’Eucaristia, Dio ci dona il Figlio e il Figlio si dona a noi, per le mani dei suoi Ministri plasmati dall’azione dello Spirito Santo: anche qui, la Vergine Maria ha un ruolo preminente.

A tal proposito, particolarmente significativo è il grafico del rito bizantino della preparazione delle oblate, che raffigura la Patena, denominata Santo Disco, e il Calice.

 

 

Al centro dell’Eucaristia c’è l’Agnello-pane a forma di quadrato che rappresenta il Cristo: l’iscrizione in esso vuol dire “Gesù Cristo vince”; attorno al quadrato ci sono tante piccole particelle triangolari che rappresentano Maria, i Santi, gli Angeli, i vivi, i defunti.

La particella che rappresenta Maria, chiamata “Panaghia”, è posta in rilievo, da sola, alla destra dell’Agnello, come ad indicare la Regina alla destra del Re: è lei, la “Tutta Pura” che intercede affinché il Sacrificio Eucaristico sia gradito a Dio.

Giovanni Paolo II, commentando l’antifona medievale “Ave Verum”, durante l’Angelus di Domenica 5 Giugno 1983, riesce a coniugare la Concezione Eucaristica Orientale, basata principalmente sulla Divina Maternità di Maria, con quella Occidentale che, invece, si concentra soprattutto sul Sacrificio Pasquale.

 

 

Il Papa osserva che il Corpo e il Sangue di Cristo hanno la sua “matrice originale” in Maria: “Ave verum corpus natum de Maria Virgine”.

E’ stata Lei, tramite “la sua traboccante esperienza di Dio, il suo cammino di fede e di amore” a permettere che venissero preparati quella Carne e quel Sangue e, grazie all’azione dello Spirito Santo, a fare “della sua carne un tempio, del suo cuore un altare”.

“Alla radice dell’Eucaristia c’è dunque la vita verginale e materna di Maria […] e, se il Corpo che noi mangiamo e il Sangue che beviamo è il dono inestimabile del Signore Risorto a noi viatori, esso porta ancora in sé, come Pane fragrante, il sapore e il profumo della Vergine Madre”.

Il Papa, continua poi la sua riflessione, cercando di spiegare la concezione occidantale che risulta fortemente ancorata al Mistero Pasquale; il Corpo di Cristo ha veramente patito ed è stato immolato in croce per l’uomo: “Vere passum, immolatum in Cruce pro homine”.

A quel sacrificio cruento prese parte anche Maria che stette accanto al Figlio durante l’ultima, totale e divina sua oblazione; Ella soffrì “profondamente col suo Unigenito; si associò con animo materno al suo sacrificio; acconsentì con amore alla sua immolazione: lo offrì e si offrì al Padre”.

Gesù, pertanto, fu crocifisso per la Redenzione di ogni uomo, ed è quello stesso sacrificio che ancora oggi, a distanza di migliaia di anni, ogni giorno, su tutti gli altari del mondo, “ogni Messa, rinnova e rende attuale, in modo incruento”: il sacrificio di Gesù che muore per noi e della Madre che, come il Figlio, perdona e prega per coloro che lo hanno condannato.

 

 

“Ogni Messa - dunque - ci pone in comunione intima con lei, la Madre, il cui sacrificio “ritorna presente” come “ritorna presente” il sacrificio del Figlio alle parole della Consacrazione del pane e del vino pronunciate dal sacerdote”.

Maria è, per tutto ciò, una Donna veramente "libera". Liberamente sceglie di seguire la volontà di Dio e lo fa perché sa che diverrà strumento di grazia, portatrice di una missione universale: “La Santa Madre, è modello per ciascuno di noi, insegnandoci ad accogliere suo Figlio che si dona nell’Eucaristia”.

Giovanna Rita Briganti

 

MARIA, LA VERGINE FEDELE

O Vergine fedele, tu resti notte e giorno
in un profondo silenzio, in una ineffabile pace,
in una divina orazione che non cessa mai,
con l’anima tutta inondata dagli eterni splendori.
Il tuo cuore come un cristallo riflette il Divino,
l’Ospite che l’abita, la Bellezza che non tramonta.
O Maria, tu attiri il cielo ed ecco il Padre ti consegna il suo Verbo
perché tu ne sia la madre,
e lo Spirito d’amore ti copre con la sua ombra.
A te vengono i Tre; è tutto il cielo che s’apre e si abbassa fino a te.
Adoro il mistero di questo Dio che si incarna in te, Vergine Madre.
Madre del Verbo, dimmi il tuo mistero dopo l’Incarnazione del Signore,
come sulla terra passasti tutta sepolta nell’adorazione.
In una ineffabile pace, in un silenzio misterioso,
penetrasti l’insondabile,
portando in te il Dono di Dio.
Custodiscimi sempre in un divino abbraccio.
Ch’io porti in me
l’impronta di questo Dio d’amore.

(S. Elisabetta della Trinità)

 

La Vergine Maria presente nell'Assemblea Eucaristica,

Cuore della Domenica

 

Giovanni Paolo II soffermò l'attenzione su quest’aspetto particolarmente significativo: il temine "presenza", tuttavia, in riferimento a Maria nell’Assemblea Celebrante è quello meno evidente e richiede un vero e proprio approfondimento; proprio su di esso vogliamo focalizzare la nostra riflessione.

Prima è necessario premettere alcune considerazioni. La prima da fare concerne il rapporto Domenica-Eucaristia: sono strettamente congiunte, tanto da risultare comprensibili l’una alla luce dell’altra. L’abbiamo riscoperto con il Concilio Vaticano II che, nella Costituzione sulla Sacra Liturgia, "Sacrosanctum Concilium", lo afferma a chiare lettere: «La Chiesa celebra il mistero pasquale ogni otto giorni, in quello che si chiama giustamente giorno del Signore o domenica. In questo giorno infatti i fedeli devono riunirsi in assemblea» (n. 106). La domenica è essenzialmente celebrazione del sacrificio di Cristo rinnovato nella santa Messa.

 

 

Ecco perché il cuore della Domenica è il mistero dell’Assemblea Eucaristica. Qui come i discepoli a Emmaus, nell’ascolto della divina Parola e nella partecipazione all’unico Pane spezzato, possiamo sperimentare che il Risorto si fa nostro compagno di viaggio, ci riscalda il cuore nel petto e ci rende capaci di testimoniarlo in opere e in parole (cf. Lc 24, 13-35).

Importante considerazione da fare riguarda il rapporto Eucaristia-Maria. Al dire dei liturgisti l’Eucaristia non sarebbe sufficientemente compresa senza il ricordo della Madre del Signore: lo ha espresso nei colori il Beato Angelico che, raffigurando la Comunione degli Apostoli per mano di Gesù nell’Ultima Cena, ha posto la Vergine inginocchiata in preghiera e coinvolta nel mistero.

 

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Poiché da Maria sono venuti a noi storicamente la Carne e il Sangue del Redentore, bisogna convenire che la sua presenza materna rivive, in qualche modo, nei misteri che di tale Carne e Sangue sono il memoriale. Poiché dunque nel segno del Pane e del Vino consacrati Cristo rivela la continuità della sua Incarnazione, il Sacramento Eucaristico richiama la missione che Dio ha affidato alla Vergine nella storia della salvezza: «dal grembo verginale della Figlia di Sion è germinato colui che ci nutre con il pane degli angeli» (Prefazio d’Avvento II/A).

La felice e doverosa memoria della Vergine nel mistero dell’Eucaristia nell’anno giubilare - anno intensamente eucaristico - è stata evocata da Giovanni Paolo II con una espressione divenuta ormai una sintesi catechetica per tutta la Chiesa: «Nel sacramento dell’Eucaristia il Salvatore, incarnatosi nel grembo di Maria venti secoli fa, continua ad offrirsi all’umanità come sorgente di vita divina» (Tertio Millennio Adveniente [10 novembre 1994], n. 55). Inoltre, Giovanni Paolo II ha pronunciato una suggestiva riflessione che si legge nel testo-base del Congresso Eucaristico del 2000: «Il corpo che noi mangiamo e il sangue che noi beviamo è il dono inestimabile del Signore risorto a noi viatori, esso porta ancora in sé, come Pane fragrante, il sapore e il profumo della Vergine Madre» (n. 5).

 

 

Abbiamo ricordato che ogni otto giorni la comunità ecclesiale si riunisce per celebrare l’Eucaristia: è il vero cuore della domenica. L’Eucaristia non esiste in modo astratto, ma in concreto, in quanto si fa, si celebra, mediante una varietà di segni. Accostarsi alla Celebrazione Cucaristica vuol dire trovarsi di fronte a tre segni fondamentali e costitutivi: la Chiesa nella concretezza dell’assemblea quale soggetto celebrante; la Parola di Dio; il Pane e Vino consacrati. Questi ultimi due segni diventano rispettivamente due «liturgie»: la Parola diviene una «Liturgia della Parola» di Dio, il Pane e il Vino consacrati una «Liturgia Eucaristica», come azione di grazie al Padre per il dono del suo Figlio nostro Redentore.

Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica Dies Domini (31 maggio 1998) afferma che «Maria, senza nulla detrarre alla centralità di Cristo e del suo Spirito, è presente in ogni domenica della Chiesa» (n. 86). Una cosa dunque è certa: ogni Domenica la Comunità Ecclesiale, celebrando il Memoriale della Pasqua di Cristo, sperimenta la presenza di Maria. Ma quali le radici e le ragioni di questa presenza? Quali le modalità e caratteristiche? La singolare frase: «Maria è presente in ogni domenica» e la felice espressione «l’Assemblea Eucaristica, cuore della domenica» le troviamo ambedue nella Lettera Apostolica Dies Domini.

Per quanto concerne i risvolti mariologici della Lettera Apostolica, è particolarmente interessante la questione della "Presenza" della Beata Vergine nella vita della Chiesa, un tema che costituisce una delle linee portanti dell’enciclica Redemploris Mater (25 marzo 1987) ed è stato indicato dal Papa stesso, proprio nel discorso pronunziato nella Facoltà teologica Marianum il 10 dicembre 1988: «Ella [Maria], senza nulla detrarre alla centralità di Cristo e del suo Spirito, è presente in ogni domenica della Chiesa. È lo stesso mistero di Cristo che lo esige: come potrebbe infatti, lei che è la Mater Dominie la Mater Ecclesiae, non essere presente a titolo speciale, nel giorno che è insieme dies Domini e dies Ecclesiae?»

 

 

Alla Vergine Maria guardano i fedeli che ascoltano la Parola proclamata nell’Assemblea Domenicale, imparando da lei a custodirla e meditarla nel proprio cuore (cf. Lc 2, 19). Il Santo Padre scrive: «Ella [Maria], è presente nell’Assemblea Celebrante: è la prima fra gli intercessori celesti, che stanno attorno all’altare insieme con l’assemblea della terra. È presente nel mistero celebrato come Madre-Vergine del Figlio di Dio incarnato e immolato «per noi uomini e per la nostra salvezza», e come generosa socia. Affermare che la Vergine è presente in ogni domenica della Chiesa non riguarda tanto la dimensione temporale, quanto gli eventi salvifici che la Chiesa celebra in quel giorno, giorno «in cui Cristo ha vinto la morte e ci ha resi partecipi della sua vita immortale» (Preghiera eucaristica II). In forza della celebrazione eucaristica - memoriale della croce-risurrezione di Cristo, memoriale della Pasqua - la domenica brilla per la qualifica di giorno del Signore e della Chiesa, giorno del Signore che incontra la Chiesa, sua mistica sposa. Ora nella celebrazione eucaristica se il Corpo dice relazione all’incarnazione, il Sangue ripresenta l’«Ora» della redenzione del Calvario, ora preannunciata a Cana. Ebbene, Maria che divenne Madre di Cristo all’Incarnazione, da Lui morente ricevette il dono d’una maternità universale, perché con lui aveva cooperato alla redenzione» (Redemptoris Mater).

Di qui quel «profondo legame tra la devozione alla Vergine e il culto all’Eucaristia» che l’intuizione di fede del popolo cristiano ha sempre ravvisato e che il Papa ha voluto annotare nella Redemptoris Mater (n. 44): «Maria guida i fedeli all’Eucaristia. Ancora di più Maria diviene per il cristiano un’esperienza spirituale spesso decisiva nel cammino interiore della fede. Nel «giorno del Signore» si sperimenta, mediante l’Eucaristia, l’incontro vivo con Cristo e con la Madre a lui strettamente unita.

 

 

Secondo Giovanni Paolo II la presenza della Vergine «in ogni domenica della Chiesa» è un’esigenza derivante dal «mistero di Cristo» e da esso scaturisce.

La stretta, indissolubile unione tra Cristo e Maria è il presupposto necessario per ogni discorso sulla Presenza della Vergine. L’espressione «mistero di Cristo», a sua volta, designa il complesso della persona e dell’opera salvifica di Gesù di Nazaret: della sua divinità condivisa dal Padre e dallo Spirito, e della sua umanità, tratta dalla Vergine Maria, che egli ha in comune con noi; della redenzione da lui operata attraverso la kenosis dell’incarnazione, in cui assunse la condizione di servo (cf. Fil 2, 7), l’annuncio tenace della Buona Novella, il corpo offerto in sacrificio, il sangue versato a sigillo della nuova ed eterna Alleanza, la risurrezione che, vincendo la morte, svuotò il sepolcro. A questi eventi salvifici compiuti dal Redentore la Vergine fu «indissolubilmente congiunta».

Maria è strettamente associata anche alla Chiesa: come al corpo mistico di Cristo, di cui è membro eminente (cf. LG 53); come madre che genera i suoi figli. Dice Giovanni Paolo come può Lei che è la Mater Dominie la Mater Ecclesiae, non essere presente a titolo speciale, nel giorno che è insieme dies Domini e dies Ecclesiae?». La presenza è affermata dalla considerazione dell’assurdità dell’assenza: «Di domenica in domenica, il popolo pellegrinante si pone sulle orme di Maria»: cammino di figli al seguito della Madre, di discepoli insieme con la prima Discepola, con chi già conosce, per averla percorsa interamente, la via che conduce alla vera vita.

 

 

Di domenica in domenica la Chiesa con la guida di Maria impara a mettersi sulle sue orme e a sperimentare come si attende e si accoglie il Verbo di Dio; con quale assiduità e impegno si ascolta e si adempie la sua Parola. Maria accompagna la Chiesa ad andare incontro a Cristo Verbo incarnato e nostro Redentore. L’accompagna anche con la sua presenza orante: «La sua intercessione materna rende particolarmente intensa ed efficace la preghiera che la Chiesa eleva alla Santissima Trinità».

Siclari Francesca

 

Lo Spirito Santo su Maria, sulla Chiesa

 

Il Concilio Vaticano II, nel capitolo VIII della Lumen Gentium, afferma che la Madonna, in quanto scelta ad essere la Madre di Dio e del Redentore, "è la figlia prediletta del Padre e il tempio dello Spirito Santo" (n. 53-54).

 

 

Sono tre i momenti nei quali, in modo tutto particolare, lo Spirito Santo scende con la sua potenza divina d’amore sulla Madonna e compie in Lei le sue meraviglie: l’Immacolata Concezione, l’Annunciazione e la Pentecoste.

Lo Spirito Santo agisce in Maria fin dal primo istante della sua Concezione nel seno materno: la libertà dal peccato originale, la redime in modo che la Madonna diviene “degna dimora dello Spirito Santo” che regna in Lei nella maniera più perfetta e la rende “Immacolata”: non solo assenza di peccato, ma pienezza di grazia. Quando infatti l’Angelo Gabriele le appare per darle il grande annuncio della maternità divina, la saluta senz’altro: «Ave, o Maria, piena di grazia» (Lc 1,28).

Nell’Annunciazione Maria riceve una nuova singolare effusione dello Spirito. Leggiamo nel Vangelo di Luca: «Lo Spirito Santo scenderà su di te; su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo» (Lc 1,35). La Potenza dello Spirito Santo rende la Madonna capace di un abbandono totale alla parola di Dio ed Ella pronuncia il suo “Eccomi”, il suo “Fiat”.

 

 

La Chiesa ha raccolto questo momento essenziale della nostra salvezza e nel simbolo della fede ci fa pregare: «Per opera dello Spirito Santo, [Gesù] si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo» (Credo).

Finalmente nel giorno della Pentecoste troviamo Maria con gli Apostoli nel Cenacolo, implorante con le sue preghiere il Dono dello Spirito Santo che all’Annunciazione l’aveva presa sotto la sua ombra (cfr. L.G. 59), «e tutti furono ripieni di Spirito Santo» (At 2,4). Nel Cenacolo nasce la Chiesa, Corpo mistico di Cristo, vivificata dallo Spirito Santo, e non poteva mancare la Madonna che aveva dato il corpo fisico a Gesù: da quel momento Maria diviene la madre della Chiesa perché con libera fede e ardente carità aveva cooperato alla nostra salvezza.

 

 

La Madonna è dunque possessione esclusiva e totale dello Spirito Santo; e tutti quelli che avvicina sono toccati dallo Spirito (cfr. Lc 1,41; 2,27). Maria appare come l’arca della nuova alleanza che richiama la nube luminosa che adombrava la Tenda dell’antica alleanza (cfr. Es 13,22).

Tutta la vita della Madonna, come la vita terrena di Gesù, è posta sotto il segno dello Spirito Santo.

 

 

È lo Spirito che infiamma il cuore di Maria e lo fa traboccare nel canto del Magnificat. È ancora lo Spirito Santo che spinge Maria a sollecitare amabilmente dal Figlio suo il primo miracolo alle nozze di Cana. Fu certamente lo Spirito Santo che sostenne Maria ai piedi della Croce e che dilatò il suo cuore per accogliere tutti noi come figli nella persona dell’apostolo Giovanni. Fu infine «lo Spirito Santo che, divampando con supremo ardore nell’animo di Maria pellegrina sulla terra, la rese bramosissima di riunirsi al Figlio glorioso e la dispose a conseguire degnamente, a coronamento dei suoi privilegi, quello dell’Assunzione in anima e corpo al cielo» (Paolo VI).

 

 

Immersa nella gloria della SS.ma Trinità, glorificata col Figlio e incoronata Regina, la Madonna, sempre guidata dallo Spirito Santo, continua ad essere presente a tutti noi suoi figli. «Assunta in cielo - ci ha ricordato il Concilio - non ha deposto la sua funzione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua ad ottenere le grazie della salute eterna [...] Per questo Maria è invocata con titoli di “Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice”» (L.G. 62).

Da queste riflessioni sulla presenza dello Spirito Santo nella vita della Madonna, una nota spicca in modo inconfondibile: la piena, totale docilità e disponibilità di Maria all’azione dello Spirito.

La Madonna si abbandona pienamente alle mozioni dello Spirito e, nel buio della fede, dice il suo “Sì” ad ogni suo impulso e ad ogni sua ispirazione. Per questo accoglie Gesù prima nella mente e poi nel suo seno: prima crede e poi concepisce. «Beati quelli che ascoltano la parola di Dio e la vivono» (Lc 11,28) dirà Gesù proprio in rapporto alla sua Madre e per indicare la sua vera grandezza. Tutta la vita di Maria - nota M.Magrassi - è condensata in tre parole:
Ecce, eccomi: l’abbandono generoso.
Fiat, sì: la sottomissione amante.
Magnificat: il canto della lode e della riconoscenza.

Sotto questo aspetto, la Madonna è modello incomparabile per la nostra vita soprannaturale.

Presente al sorgere dell'Uomo nuovo, Maria non può mancare quando inizia la nuova comunità dei discepoli di Cristo. Lo richiede il parallelismo tra le scene dell'Annunciazione e della Pentecoste, che appaiono sotto la penna di Luca come pannelli di un dittico. In ambedue troviamo le medesime espressioni «Spirito santo / venire sopra / forza» (Lc 1,35; At 1,8) e la stessa dinamica che dalla casa va al mondo e consiste nella lode di Dio, nell'annuncio del mistero cristologico e nelle effusioni carismatiche.

 

 

Infatti, ricevuto lo Spirito, Maria lascia la casa di Nazaret e si reca in fretta in montagna da Elisabetta per portarle il Salvatore; da parte sua, la Comunità di Gerusalemme esce dal ritiro per offrire a tutti l'annuncio della salvezza. Maria inoltre sente il bisogno di proclamare le «grandi cose» operate in lei dal Potente (Lc 1,46-55); anche Pietro tiene un discorso in cui celebra la gloria di Dio rivelata nella risurrezione di Gesù (At 2,14-36). Infine al saluto di Maria si effonde su Elisabetta lo Spirito di profezia, mentre Giovanni esulta alla presenza del Signore; e i presenti alla Pentecoste si sentono dotati del carisma della glossolalia e cominciano a parlare in lingue.

Da questo parallelismo emerge che le due scene inaugurali dell'Annunciazione e della Pentecoste si richiamano a vicenda, anzi costituiscono lo stesso mistero della venuta dello Spirito sulla Chiesa. Colpisce il fatto che Maria non solo sperimenta la "prima Pentecoste" in ordine alla nascita del Messia, ma è presente nella "Pentecoste della Chiesa", quando nasce la prima Comunità a Gerusalemme. Esaminiamo il significato di questa presenza.

Donando la carne al Verbo, lei è la porta della salvezza e recando in fretta per i monti di Giuda l’incontenibile annuncio del giungere del Messia, lei è colei che porta la salvezza. Questo atteggiamento di donna che dona Gesù agli altri sarà il filo rosso della sua storia di Madre. Lo porterà in casa di Zaccaria, lo mostrerà ai pastori stupefatti. Lo offrirà all’Adorazione dei magi venuti da lontano, simbolo dei popoli che affluiranno al Cristo e presso di lei Gerusalemme nuova, sforzandosi di mettere insieme nel suo cuore i frammenti della rivelazione per giungere pian piano alla comprensione dei significati di Dio.

 

 

Maria è anche il Nuovo Tempio sul quale si stende la nube dello Spirito, la nuova tenda sulla quale scende la possente Presenza di Dio per intrecciare l’ineffabile dialogo con l’uomo qual’è il mistero dell’incarnazione.

Madre della Chiesa dalla discesa dello Spirito Santo nel giorno della Pentecoste. Il suo pellegrinaggio nella fede che la conduce da Nazareth al Cenacolo, dal suo Concepimento Immacolato sino all’Assunzione, ha come motore interiore l’azione dello Spirito Santo.

Lo Spirito Santo, per bocca dell’apostolo Paolo, ci ha rivelato che Cristo è il Capo (la testa) di quel Corpo che è la Chiesa (Col 1,18); col Battesimo infatti rinasciamo dall’acqua e dallo Spirito (cioè non da creature umane come sono i nostri genitori, ma dalla potenza di Dio) per essere incorporati a Gesù Cristo vivente nella gloria del Padre. Siamo dunque diventati membra del suo corpo glorioso e con la Cresima veniamo corroborati dallo Spirito per compiere, in unità col capo e con le altre membra (la Chiesa corpo di Cristo) la missione specifica assegnata a ciascuno di noi; partecipando al Banchetto Eucaristico ci nutriamo di Cristo, unico pane spezzato, per crescere in unità con lui e tra di noi e per testimoniare la sua vittoria sul male e sulla morte.

E la missione della Chiesa è la continuazione di quella di Gesù: "Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi. Detto questo, alitò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo" (Gv 20,21s).

 

 

Lo Spirito fa crescere armonicamente il corpo mistico che è la Chiesa in tutte le sue membra, ciascuna secondo quanto è conveniente al raggiungimento della piena maturità in Cristo. C’è però la triste possibilità, mediante il nostro comportamento, di provocare la crescita squilibrata dell’intero corpo ecclesiale. Prendiamo in considerazione alcuni possibili atteggiamenti nocivi: invidia e gelosia, indifferenza, e altri.

Occorre dilatare il nostro senso d’appartenenza agli altri invocando lo Spirito Santo anima della Chiesa di cui noi e molte altre persone siamo membra vive. È utile anche fermarsi a riflettere e a meditare in profondità partendo dall’esperienza quotidiana; facciamo un esempio. In presenza di altra gente, una persona a cui siamo molto legati (i propri figli o genitori ecc.) sta facendo una bruttissima figura; senza volerlo, anche noi ci sentiamo a disagio insieme a lei, come se fossimo al suo posto. Ciò ovviamente avviene perché ci sentiamo parte di lei, chi guarda o pensa a quella persona automaticamente include anche noi e se viene onorata, noi ci sentiamo onorati, se è derisa, anche noi ci sentiamo derisi. È proprio questo tipo di legame personale che lo Spirito Santo crea ed incessantemente alimenta nelle membra della Chiesa e nell’intera famiglia umana. L’invidia ed il giudizio invece provocano distanza e divisione.

Un altro atteggiamento che ostacola l’azione dello Spirito è il non aggiornarsi. Ma è molto importante perché lo Spirito Santo guida gradualmente la Chiesa verso tutta la verità (Gv 16,13) soprattutto per mezzo del Magistero e delle esperienze evangeliche che suscita nel mondo. Come l’essere umano così la Chiesa cresce e si sviluppa nella storia e nel mondo: cambia senza però perdere la propria identità. Come membra del corpo mistico di Cristo, quindi, non possiamo rifiutarci di crescere ignorando il cammino che lo Spirito fa fare alla Chiesa. È come se la mano volesse rimanere quella di un bambino di pochi mesi mentre il resto del corpo diviene adulto: nel bambino è una mano bellissima ma nel corpo cresciuto diviene brutta perché non c’è più armonia.

 

 

Lo Spirito Santo inoltre compie l'azione di unire i discepoli tra di loro; egli è il vincolo di unione nella Chiesa a tutti i livelli; Egli forma così la Chiesa una e santa. Anche Maria è colei che unisce i discepoli tra di loro, come si vede a Pentecoste nel cenacolo, aiutandoli ad essere un cuore solo e un'anima sola, nella preghiera comune e nell'ascolto della Parola di suo Figlio.

La fede senza le opere è morta ...

Il maestro della preghiera, colui che non solo intercede per noi ma prega anche in noi, l’anima della preghiera della Chiesa e quindi di ogni singolo cristiano è proprio lo Spirito Santo ed il frutto visibile è l’amore a Dio e al prossimo. Per rendere stabile e duraturo quello che lo Spirito ci fa sentire nell’orazione occorre trasportarlo nelle varie attività e ambienti della propria vita. La preghiera in Spirito e Verità, infatti, ha tutte le potenzialità per trasformarci nel Figlio, Via Verità e Vita; occorre soltanto, nel nostro piccolo, collaborare con lo Spirito e camminare insieme a Lui sulle orme di Gesù.

Questa attenzione a tradurre in pratica i suggerimenti dello Spirito, oltre a far crescere noi, contribuisce alla crescita delle altre persone, infatti le vittorie che ognuno di noi riporta sul proprio egoismo, superbia ed individualismo, portano beneficio a tutti gli esseri umani poiché nello Spirito Santo siamo tutti profondamenti uniti; in modo particolarissimo poi, lo siamo noi cristiani essendo membra vive del corpo mistico di Cristo.

Lo Spirito Santo è, dunque, la garanzia dell’unità, della crescita armonica e dell’efficacia dell’unica missione ecclesiale: invochiamolo!

 

 

Il Cristiano, come Maria, deve saper accogliere la missione che il Padre gli affida ponendo come assoluta meta del proprio desiderio e del proprio agire l’avvento del Regno di Dio. Anche noi, visitati dallo Spirito ricevuto nel battesimo, concepiamo il Verbo di Dio nel nostro cuore, amandolo con tenera fedeltà, custodendolo con la preghiera e la purezza del cuore come l’unico necessario, la gioia che non può esserci tolta.

Il Cristo vivente in noi è da donare con la nostra opera di evangelizzazione quale lieto annuncio sulla ricerca di felicità che ogni uomo anela e persegue nella vita. È da difendere contro le opere del male che voglio sopraffare i cuori e le sorti degli uomini, ed in unione al Cristo sofferente anche noi viviamo il nostro dolore, le nostre morti quotidiane e come lui rispondiamo con la parola della benedizione e del perdono alle provocazioni ed alle persecuzioni che ci feriscono. Piccoli e limitati crediamo di poter essere strumenti nelle mani di Dio perché non è da noi che viene la forza ma dallo Spirito Santo che ci è stato dato in dono e che continuamente invochiamo in unione a Maria Santissima perché ogni nostro giorno sia una rinnovata Pentecoste.

 

 

Madre di Gesù per volere del Padre e per opera dello Spirito Santo, Maria adora, contempla, canta, annuncia, rende la sua vita una liturgia continua dell’assoluto di Dio.

Il cristiano è colui che rapito dal Vangelo, lo annuncia con la parola, lo testimonia con un’esistenza di comunione e di servizio che così diventa preghiera viva, liturgia del vivere.

 

 

Ultimo aggiornamento ( Lunedì 26 Settembre 2011 06:11 )