L’Adorazione Eucaristica, pur essendo fondamentalmente un atteggiamento interiore, in “spirito e verità”, include anche specifiche espressioni e manifestazioni esteriori. Così come esistono delle modalità per esternare i sentimenti di amore, che però non sono l’amore stesso, in egual maniera, anche l’Adorazione prevede specifici atti e segni esteriori. Perché tutto ciò possa avvenire bisogna lasciarsi plasmare dall’azione dello Spirito Santo, maestro e guida nella preghiera, che una volta in noi intercede presso Dio “con gemiti inesprimibili” permettendoci di entrare in dialogo e in intimità con Lui.

Ce lo ricorda bene San Paolo nella sua Lettera ai Romani, quando scrive: «Fratelli, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio». Il primo passo da compiere è dunque quello di affidarsi allo Spirito di Dio perché, come insegna il Servo di Dio Giovanni Paolo II nell’Enciclica "Dominum et Vivificantem", Egli è il parákletos che vuol dire appunto «consolatore», o anche «intercessore»: lo Spirito Santo intercede presso Dio ed è pertanto nostro avvocato.

Fatta questa premessa passiamo alla rassegna di alcune, tra le tante, manifestazioni o espressioni dell’Adorazione:

Acclamare → “Acclamate al Signore, voi tutti della terra, […] presentatevi a lui con esultanza” proclama il Salmo 100. In questo atteggiamento di giubilo possiamo rintracciare quello dei bambini piccoli quando ricevono un regalo ed esultano per la gioia.

Gesù stesso, nel Vangelo, dice che bisogna diventare proprio come i fanciulli per poter entrare nel Regno di Dio; sul loro esempio, anche noi, quando adoriamo l'Eucaristia, possiamo e dobbiamo, esultare di giubilo e acclamare a Lui per la gioia della sua Presenza, rendendoGli tributo di Lode come a Lui solo spetta.

Quest’atteggiamento di esultanza lo possiamo individuare anche in Santa Elisabetta al momento della Visita da parte della cugina Maria, che già portava in grembo il piccolo Gesù; come riporta il Vangelo di Luca, Elisabetta, avvertita la Presenza del Signore e colma di Spirito Santo, esclama a gran voce: “Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo”.

Battere le mani “Applaudite, popoli tutti” dice il Salmo 47. Applaudiamo al Signore, riconosciamoLo come Re e Signore della nostra vita.

Il battito delle mani non deve solo essere un accompagnamento ritmico alla canzone, ma un vero e proprio applauso ed acclamazione di gioia per il Signore, per il Grande Re, Vincitore sul peccato e sulla morte.

Oggi siamo soliti applaudire a personaggi famosi, o a miti dello spettacolo e della televisione. Perché non applaudire al nostro Signore? Forse Lui è meno degno di tanta acclamazione? No, affatto! Basti pensare al suo sacrificio sulla croce che ci ha ottenuto la redenzione a prezzo del suo Sangue. Quanto amore per noi uomini…

Cantare → Nella Bibbia vi sono molti esempi di canti e inni di lode rivolti a Dio, esempio emblematico sono i Salmi del re Davide che, da sempre, hanno contribuito ad alimentare la preghiera sia individuale che liturgica e comunitaria della Chiesa: “Cantate al Signore un cantico nuovo” e ancora “Voglio cantare inni a te, o Signore” recitano i Salmi 149 e 101.

San’Agostino era solito dire che “chi prega con il canto, prega due volte”; continua però dicendo che “Se canterai solo con la voce, a un certo momento dovrai tacere: canta invece con la vita, affinché mai debba tacere”.

A Dio piace la musica e il canto, li ha creati Lui: è bello dar lode al Signore inneggiando a Lui, cosa ancor più bella è realizzare noi stessi cantici e inni perché non è importante la qualità artistica bensì il contenuto.

Danzare → “Lodalelo con danze” ci esorta il Salmo 150. La danza è un’altra importante espressione della preghiera di Adorazione; questa racchiude tutti quei segni e movimenti del corpo finalizzati a manifestare la gioia di appartenerGli e la Lode per la Sua Presenza.

Questo atteggiamento lo possiamo ritrovare anche nel Secondo Libro di Samuele, dove l’autore racconta che il giovane “Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore”.

È, ancora una volta, lo Spirito di Dio, venuto a dimorare in noi, che ci permette di fare del nostro corpo uno strumento eletto per la preghiera ed in particolare un mezzo scelto per la Lode. Una famosa canzone dice così: “Danzerò per te Signore, Dio della mia vita; Danzerò per te Signore, Dio della mia lode”.

Lodare → Il lodare è un atteggiamento eminentemente verbale; per lodare qualcuno si intende elogiare, riconoscerne le virtù e i meriti. Nella Sacra Scrittura vi sono molti passi nei quali questo atteggiamento è accostato con quello del “Benedire”, ovvero "Dire Bene" di qualcuno.

Il Salmo 34 recita così: “Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode” e ancora il Salmo 66 “Date a Lui splendida lode”.La Preghiera di Lode è la forma più pura di preghiera perché sgorga dal cuore stesso dall’uomo ed è un comunicare con Dio, per mezzo dello Spirito Santo che scende su di noi e ci unisce in quell’Amore, unico e meraviglioso, della Santissima Trinità.

Espressione molto comune di questa tipologia di preghiera è quella di alzare le braccia e rivolgerle verso Gesù Eucaristia per indicare l’abbandono fiducioso a Lui. Si loda Dio per quello che "è" e per quello che "fa".

I primi cristiani, quando pregavano, alzavano le braccia al cielo in segno di lode, quasi volessero dire al Padre Celeste: “Papà prendimi” come fa appunto un bambino che alza le braccia verso il padre affinché lo stringa a sè; lo stesso avviene con Dio. Ne sono un esempio concreto le raffigurazioni ritrovate nelle Catacombe di Priscilla, presso il monastero delle Suore Benedettine di Priscilla.

Questo importante sito archeologico ospita anche i resti della sepoltura di numerosi martiri dell’antichità, tanto da essere denominato “Regina delle Catacombe”.

Prostrarsi → Quando siamo davanti a Gesù Eucarestia ci prostriamo innanzi: questo atteggiamento è una reazione spontanea e istintiva alla Sua Presenza gloriosa.

Inginocchiarci davanti alla sua Maestà infinita significa riconoscere la Sua Santità, esprimerGli la nostra sottomissione, tributarGli il nostro umile omaggio e dichiarare la sua Grandezza e Sovranità. Significativo è l’episodio della Trasfigurazione, narrato dai primi tre Evangelisti, in particolare è Matteo che racconta l’evento minuziosamente: “il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”; alla Sua vista gli Apostoli caddero a terra esterefatti per tanta bellezza.

Il Profeta Ezechiele, nel suo Libro, racconta una personale esperienza accadutagli alla visione del Signore: “Il suo aspetto era simile a quello dell'arcobaleno. Quando lo vidi, caddi con la faccia a terra”.

Anche l’Apostolo Giovanni, durante una visione narrata nel Libro dell’Apocalisse, racconta di essere caduto con la faccia a terra alla Sua Presenza, tanto era raggiante il suo Volto: “Il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza. Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi".

Servire Per i “Veri Adoratori” l’esperienza dell’Adorazione deve tradursi in servizio umile e concreto ai fratelli, tenendo ben presente che non può esserci "vera" carità nei confronti del prossimo se prima non si antepone la carità e l’Amore nei confronti di Dio.

Lo ricorda Gesù stesso nel vangelo di Marco, quando, alla richiesta degli scribi circa i comandamenti da osservare, risponde così: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; Amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso».

La carità fraterna può e deve scaturire necessariamente dalla carità divina. Stando in Adorazione davanti a Gesù Eucaristia, alla Scuola di Lui, Servo obbediente per Amore, anche noi diveniamo umili servitori per i nostri fratelli, ovvero piccole ostie spezzate per amor Suo e dei fratelli.

Stare nel Silenzio → Il Profeta Abacuc afferma “Il Signore risiede nel suo santo tempio. Faccia silenzio, davanti a lui, tutta la terra!”.

Alla Presenza di Gesù Eucaristia, nei momenti di Adorazione, è importante ritagliare anche degli spazi di silenzio; anzitutto dobbiamo creare silenzio “dentro di noi”, silenzio nel “tempio del cuore” perché possa esserci “vuoto” in noi per riempirci di Lui”.

Il silenzio ci permette di abbandonare tutte quelle preoccupazioni e inquietudini del mondo che ci appesantiscono e non ci consentono di entrare in intima relazione con Lui. Occorre che la nostra mente sia sgombra, che il nostro cuore sia libero affinché possiamo prestare ascolto alla Sua Voce che ci parla.

Egli ci parla attraverso la Sua Parola che ha bisogno di essere meditata, contemplata e assaporata perché dietro ogni termine è celato un profondo significato che, se compreso alla Luce dello Spirito, e ben interpretato, diventa occasione di discernimento.

Emilio Bellantoni, Lucrezia Pontillo

Ultimo aggiornamento ( Martedì 25 Agosto 2009 06:19 )