Proclamare
La proclamazione liturgica è fatta da uomini per altri uomini e reca quindi con sé anche i difetti degli uomini.
Quelli più comuni sono ben noti ed evidenti a tutti i partecipanti. Da una parte il tono dimesso, la monotonia della voce, la pronuncia indistinta, il fraseggio sconnesso una lettura priva di senso e di calore.
Dall’altra parte l’enfasi, la retorica, il manierismo per non parlare poi della fonìa errata, delle cantilene, della mancanza di pause e di stacchi. Difetti che provengono dalla mancanza delle regole fondamentali di una buona dizione che, magari per una inconsapevole leggerezza, la grande maggioranza di coloro che sono chiamati a leggere in chiesa non pensa di dover imparare.
Con questo non si pretende di avere a disposizione dei professionisti. Infatti non sempre un buon dicitore può assolvere la funzione di lettore nella celebrazione liturgica, perché non basta che la lettura risulti chiara e intelligibile. Nella proclamazione liturgica si esige un certo colore e calore, una certa solennità, un tono più vibrato, più partecipato.
La proclamazione liturgica esclude la lettura teatrale. Si tratta invece di pronunciare ogni parola della Bibbia con cuore spalancato, carico di amore e di umiltà. L’amore impedirà letture frettolose, sfilacciate e superficiali; l’umiltà terrà lontano dalla vuota enfasi e dalla fredda declamazione.
Ultimo aggiornamento ( Lunedì 21 Giugno 2010 10:38 )