«Ciao, Como. Vado a morire».
Questa frase – pronunciata da un superiore sul punto di essere giustiziato da alleati divenuti nemici – segnò nell'intimo il prof. Francesco Como, presidente provinciale dell'Associazione nazionale fra i mutilati e gli invalidi di guerra, morto a Scilla, dov'era nato nel 1921, lo scorso 18 marzo, come ha ricordato il dirigente provinciale Anmig Antonio Mammì, al termine delle esequie celebrate domenica 20 presso la chiesa dello Spirito Santo.
L'Arciprete don Francesco Cuzzocrea ha restituito il ritratto di un uomo gentile, di stile impeccabile. Caratterizzato da una fede profonda e da sincero amore per la famiglia e la comunità parrocchiale, in particolare proprio per la bella chiesa tardobarocca che è sede anche del culto prestato al "suo" San Francesco di Paola.
Francesco Como torna dalla guerra carico di un'esperienza devastante ma al contempo ben deciso a costruire una vita d'impegno familiare, professionale, sociale e politico illuminata dai valori cristiani della sua formazione e da quelli anche civici di «pace, libertà, amor di Patria, democrazia e solidarietà» ancor più interiorizzati nella forgia della guerra, come ricordato sempre da Mammì. Il primo gesto, salutati i familiari, è recarsi alla chiesa Madre a ringraziare quell'Immacolata alla quale sempre era ricorso il pensiero nei tanti momenti di pericolo o di angoscia.
Completati gli studi con la laurea in lingue e letterature straniere, Como rinuncia a incarichi "più prestigiosi" per rimanere a Scilla a insegnare, alle elementari.
Forte l'impegno politico e quello nel mondo cattolico, fatto di risposte concrete ai numerosi bisogni di una Scilla nella quale «non esistevano acquedotti o reti fognarie», come ricordato da Gianfranco Gioffrè, figlio del compianto collega e fraterno amico del prof. Como, Domenico. Fra le molte realizzazioni di quella generazione di "buoni politici" della quale Como era uno dei principali animatori va ricordata la moderna scuola elementare per gli alunni dei quartieri di Marina Grande e Chianalea, che fino agli anni '60 avevano dovuto accontentarsi di locali di fortuna. Significativo, sul versante della milizia cristiana in senso più stretto, il forte legame con San Gaetano Catanoso, le cui Suore – ancora vivente il Fondatore - contribuisce a far insediare in un immobile comunale tuttora loro affidato, con grande beneficio per alcuni fra i più deboli della comunità non solo parrocchiale, dai minorenni in difficoltà agli anziani.
Giovanni Panuccio