SCILLESI PER SEMPRE (tratto dal libro “Nato per caso” di Rocco Picone, 2000) I primi Scillesi che sbarcarono nell’America del Nord verso la metà dell’ottocento furono dei marinai con a capo l’intraprendente Antonio Tomacelli, soprannominato “Rindinuni”. Il loro buon inserimento nel campo del lavoro, incoraggiò molti altri a tentare la fortuna, lasciando il paese per andare “a trovare l’America”. Fu così che in paese i nomi come “Novaiorca, Vascinton, Prucest, Brucculinu, Novagiosi”, divennero familiari. Dalla fine dell’ottocento e nei primi del novecento l’emigrazione divenne molto intensa e i nostri compaesani all’estero si sono moltiplicati, contraendo matrimoni fra di loro. Molti richiamavano la moglie o la famiglia che avevano lasciato in paese, altri tornarono dopo alcuni anni per investire i lori risparmi nell’acquisto di una casetta o di qualche vigneto lasciato da chi partiva perché stanco di lavorare la terra. La prima e la seconda guerra mondiale bloccarono l’emigrazione che si riaprì dopo il 1946 con norme più severe perché potevano lasciare il paese solo i famigliari di chi era già residente in America. Fu così che molti presero la via del Nord Europa. Oggi Scilla conta oltre 2000 emigrati. Le famiglie che si sono affermate negli USA sono parecchie e ne voglio ricordare alcune: Siclari, Bellantoni, Fontanella, Farfalla, Dormi, Caratozzolo, Gioffrè, Macrì, Ciccone, Cacciaguida, Giordano, Arbitrio, Brancati, Briganti, Bueti, Cacciola, Cappelleri, Chemi, De Marco, Facciolà, Famà, Minasi, Fedele, Galletta, Labozzetta, Larizza, Marino, Pagano, Picone, Pontillo, Scarfone, i fratelli Fava, Sgarlata, Varbaro, Vita, Baiocchi, Laponte, Lico, Caccetta, Luppino, Alfonzetti, Perina, che conta un noto pugile affermatosi negli anni ’20 e conosciuto col nome di Andy Thomas. Un altro sportivo Antonio Bellantoni di Rocco si cimentò con successo in gare ciclistiche e competizioni di calcio. Giuseppe Cacciaguida lasciò una notevole produzione di versi dialettali scillesi. Molti altri nostri concittadini si sono affermati nel campo della cultura, dell’industria, del commercio e della politica, il senatore Gioffrè. Anche persone laureate andavano in America, specie i medici per specializzarsi negli ospedali meglio attrezzati di quelli europei. Ricordiamo, forse tra i primi, il dott. Rocco Bellantoni che al suo ritorno a Scilla, esercitò per lunghi anni la sua professione di medico e valente chirurgo e pediatria e fu anche sindaco di Scilla durante gli anni dell’ultimo conflitto mondiale. Altri medici scillesi attraversarono l’oceano, ricordiamo il dott. Joe Lo Faro e il cognato dott. Giuseppe Minasi che vi si stabilirono definitivamente, il dott. Vincenzo Paladino veterinario, il dott. Rocco Gullì chimico, il dott. Nino Minasi ingegnere. Tra i nostri giovani emigrati ricordiamo il compianto ingegnere Antonio Famà, inventore dell’antenna parabolica che segnala la velocità degli aerei in rotta. Purtroppo stroncato in un incidente stradale, non ha potuto presenziare all’inaugurazione della sua invenzione che si è tenuta all’aeroporto internazionale La Guardia di New York. Tutti i nostri concittadini emigrati hanno fatto onore al nostro paese e a quello di adozione. Molti sono ritornati a concludere la loro esistenza nel loro paese ma i più, ormai sistemati all’estero e costretti dall’affetto famigliare dei figli che sono cresciuti e si sono moltiplicati, a vivere con nostalgia lontani dal loro amato paese. Nostalgia che non è soltanto un infruttuoso sentimentalismo, ma senso di solidarietà e di costante attenzione verso il loro paese di origine. Noi scillesi dobbiamo molta gratitudine ai nostri concittadini emigrati perché ci sono venuti sempre incontro in molte occasioni. Durante la guerra ci hanno beneficiati con l’invio di vestiario e generi alimentari e in tempo di pace si sono adoperati a raccogliere fondi per la costruzione del complesso ospedaliero e in seguito per la ricostruzione della chiesa dedicata al nostro Santo Patrono San Rocco che era stata danneggiata dai bombardamenti dell’ultima guerra.Già dagli inizi del novecento nei diversi Stati d’America e specialmente in quello di New York le comunità scillesi si erano costituite in comitati per la raccolta di offerte che inviavano a Scilla in occasione della festa di San Rocco e per altre eventuali necessità. I nostri emigrati hanno portato nella nuova Patria, oltre all’amore per la loro terra d’origine, anche usi e costumi e persino si sono ingegnati ad esportare prodotti alimentari caratteristici del nostro paese. Tra i primi ricordiamo Orazio Bellantoni che importò in America: olio di oliva, vino, formaggi, salumi, persino il bozzolo da seta. Un altro importatore in America di prodotti italiani e specialmente calabresi, fu Bruno Gioffrè che, mediante questa attività, realizzò una solida posizione economica. Molti altri si sono affermati nel campo del commercio e dell’industria. Ricordiamo Croce Siclari, industriale, che dall’America inviò la carta per la pubblicazione di un libro della compianta professoressa Clara De Franco, dal titolo: “Scilla e le sue borgate nel mito, nel folklore, nella Storia“. Tra le lodevoli iniziative d’impegno dei nostri concittadini all’estero, dobbiamo ricordare la ristrutturazione del vecchio complesso carcerario in asilo per l’infanzia abbandonata che fu gestito per molti anni dalle suore Veroniche del Volto Santo, ordine fondato dal Beato Gaetano Catanoso ed oggi convertito in casa di riposo per donne anziane. In seguito i nostri compaesani che avevano preso l’abitudine dopo la guerra di venire a Scilla per rivedere parenti ed amici e respirare l’aria natia, cominciarono a notare tutte le nostre carenze e a farsi obbligo delle nostre necessità. Tra i primi emigrati che tornarono a Scilla nel dicembre del 1947 per passare il Natale con i loro famigliari i signori Francesco Facciolà e Rocco Giordano che furono spettatori di uno spiacevole inconveniente, il trasporto di un malato in ospedale a mezzo macchina in noleggio chiamata da Villa San Giovanni. Quell’infermo era mio padre e il medico curante che ordinò il ricovero era il compianto dott. Luigi Sidari, al quale il signor Facciolà chiese notizie della situazione sanitaria scillese e seppe così che a Scilla non c’era un’autoambulanza per il trasporto dei malati a Reggio in ospedale. Nel 1600 il nostro paese aveva un ospedale donato dalla principessa Giovanna Ruffo, dopo tre secoli la situazione sanitaria scillese era quella che si era offerta agli occhi dei signori Facciolà e Giordano, i quali d’accordo con il dott. Sidari ed altri concittadini lanciarono l’idea di sensibilizzare i loro compaesani in America per la raccolta di fondi per offrire agli scillesi almeno una indispensabile autoambulanza. Tornati in America i signori Facciolà e Giordano intrapresero la nobile crociata. Si rivolsero dapprima ai più anziani e più influenti Scillesi d’America, ai signori: Pietro Cacciaguida Panuccio, Croce Siclari, Bruno Gioffrè, Toni Bellantoni ed altri e nella metà di novembre 1948 convocarono nei locali del signor Cacciaguida in New York City i compaesani per esporre la loro lodevole iniziativa, facendo presente che forse per insufficiente tempestività di soccorso, mio padre era intanto deceduto il 1° febbraio di quell’anno. Il signor Raimondo Bellantoni fu Orazio si assunse l’incarico di propagandare l’iniziativa bussando a tutte le porte dei nostri concittadini fino nel Bronx per incontrare il dott. Raffaele Bellantoni, il quale gli fece notare, che più dell’ambulanza sarebbe stato più idoneo un progetto di infermeria tipo piccolo ospedale nel paese. Fu così che durante la seduta del 16 gennaio 1949 in Port Chester, nacque l’idea di un ospedale a Scilla. Il compito era arduo ma le difficoltà non avviliscono le buone intenzioni e il signor Domenico Bellantoni ha saputo reggere le sorti dell’ormai lanciato progetto. Nel corso dell’anno 1949 si costituiva ufficialmente il comitato “Scilla Community Hospital Fund. Inc.” con i seguenti aderenti: Presidente Antony B. Gioffrè, vice Presidente J. Dormi, Tesoriere Siclari, Segretario corrispondente Dominik Bellantoni, Segretario alle finanze Rocco Giordano, vice Segretario Dominik Fulco, Direttore di pubblicità Rocco Antonio Scarfone, Camillo Pagano e Francesco Facciolà, revisori. Come rappresentante del Comune di Scilla: Bruno Gioffrè (Scilla), Antonio Pirrotta (Scilla), Pietro Cacciaguida (Scilla), Edoardo Bueti (Solano), Rocco Cambareri (Melia), Giuseppe Scarfone (Favazzina). Ci onoriamo di menzionare i membri dei vari Comitati, anche se molti di loro sono ormai passati a miglior vita. Il 22 luglio del 1949 il comitato esecutivo d’America decideva di invitare a mezzo lettera alcuni nostri concittadini residenti a Scilla affinché costituissero un comitato pro-erigendo ospedale che agisse in sintonia con la loro organizzazione. I designati eletti all’unanimità in data 3 agosto dello stesso anno, in qualità di Direttori, furono: il dott. Notaio Giuseppe Gioffrè, il dott. Luigi Sidari, il generale Franco Paladino, il cav. Gaetano Ferrante, la prof.ssa Clara De Franco, tutti di Scilla e il signor Diego Bueti di Solano e l’insegnate Rocco Galante di Favazzina. Dopo di che il comitato scillese, con vivo entusiasmo per la realizzazione di un’opera così indispensabile per il paese, convocò un’assemblea e distribuì le cariche nel seguente modo: Presidente il dott. Notaio G. Gioffrè, vice Presidente il gen. Paladino, cassiere il cav. Ferrante, segretario la prof.ssa De Franco, consulente tecnico il dott. Sidari. Con la sua competenza amministrativa il notaio Gioffrè avviò l’azione del comitato scillese e il 4 aprile 1952 il Comune firmava l’atto di cessione del suolo edificatorio e l’incarico del progetto fu dato all’architetto Antonino Bagalà di Palmi. Tale progetto fu inviato in America è approvato dalla Scilla Community, tornò in Italia e iniziò il suo iter per gli uffici competenti del Genio Civile e di quello sanitario provinciale. Nel 1953 iniziarono i lavori per la costruzione dell’opera con trattativa privata di tre ditte scillesi : Giuseppe Bellantoni, Vincenzo Famà e Placido Briganti. I lavori si conclusero felicemente con l’inaugurazione nel 1956 del complesso ospedaliero munito di lapide con dicitura “Per munifica donazione degli Scillesi d’America, edificato”. Il nostro ospedale “Scillesi d’America” è stato anche corredato di moderne attrezzature sempre a carico dei nostri concittadini emigrati. L’ospedale iniziò la sua funzione con l’apertura dei due reparti di chirurgia ed ostetricia con a capo il Direttore Sanitario provvisorio, prof. Pietro Panuccio, che nel 1962 in qualità di sindaco di Scilla si recò in America per ringraziare personalmente i nostri concittadini ivi residenti. Il 2 marzo del 1961, con decreto del medico provinciale, veniva inserito nel nostro ospedale il seguente personale sanitario: dott. Domenico Panuccio chirurgo, dott. Rocco Morabito generico, dott. Michele Puntorieri ostetrico, dott. Giorgio Barresi radiologo, dott. Giovanni Currò pediatra, dott. Giuseppe Fedele dermosifilopatico, dott. Filippo Caserta analista, i dottori Giovanni Currò e Roberto Fava prestavano servizio di assistenza ai ricoverati. Il 5 aprile 1961 il nostro ospedale perfezionava le convenzioni di assistenza con le varie: Cassa Mutua, Coltivatori Diretti, Artigiani, I.N.A.D.E.L., Commercianti. Con la riforma sanitaria l’ospedale “Scillese d’America” veniva riconosciuto Ente Morale e poteva usufruire di finanziamenti da parte dello Stato. L’impegno del personale sanitario dei primi decenni fece crescere l’ospedale ed oggi abbiamo una struttura che conta vari reparti che però stanno andando in crisi per carenza di personale. C’è da augurarsi che non debba andare sprecato il sacrificio di oltre 50 anni d’impegno. I nostri concittadini emigrati sia in Italia che all’estero si sono fatti carico dei nostri problemi economici anche nell’immediato dopoguerra quando si cominciava a porre in campo la necessità di ricostruire la chiesa di San Rocco. Il problema più scabroso era la reperibilità di fondi sufficienti per l’esecuzione dell’opera quand’anche ci venissero stanziati i piccoli contributi da parte dello Stato. Nel settembre del 1973, in occasione di un viaggio in USA per motivi famigliari, il prof. Francesco Como incontrò un gruppo di Scillesi in Port Chester, durante un ricevimento in suo onore, lanciò l’idea di costituire un comitato per la raccolta di fondi pro ricostruzione della chiesa di San Rocco. L’idea fu accolta con generoso slancio e il comitato nacque seduta stante con a: Presidente il compianto Nino Varbaro e i seguenti aderenti: Pasquale Varbaro, fratelli Vita, fratelli Famà, fratelli Ciccone, Angelo Varbaro, Giuseppe Facciolà, il senatore Gioffrè, il dott. Lo Faro, il dott. Minasi, Rocco Varbaro, Domenico Caratozzolo e Giovanni Varbaro. In seguito il comitato si è arricchito di altri elementi, quali: i signori Pirrotta Pasquale, i fratelli Onorino, Domenico Picone, Bellantoni Antonio e tanti altri. Nel maggio del 1974 anche a Scilla si costituiva un comitato per lo stesso scopo con : Presidente l’arciprete Andrea Cassone, oggi vescovo di Rossano Calabro e il sindaco del tempo prof. Giuseppe Vita, Vice presidenti il prof. Francesco Como e l’Ingegniere Epifanio Bellantoni, cassiere il signor Raimondo Anastasi e segretario il signor Franco Martello. Seguivano altri componenti i sigg.: Rocco Laganà, Francesco Marino, i fratelli Rocco e Paolo Picone, Giovanni Calarco, Francesco e Maria Sidari, Maria Muzzi, Guido Florio, Franca Marino Morabito, Esterina Procopio, Gino Briganti, Rocco Teramo, Francesco Burzomato, Ninnuccia Pippia, Rocco Briganti, Placido Benedetto, Franca Bergamo Abenovoli, ing. Antonio Caratozzolo, prof. Rocco Cacciola, Concetta Catalano, prof.ssa Clara De Franco, Antonio Gullì, Giuseppe Laganà, Filippo Martello, Giuseppa Papalia, Giuseppe Pizzarello, Rocco Polistena, Franca Sanni, Nella Sisca, avv. Antonio Vita, Nicola Russo, Domenico Marino, Salvatore Bellantoni, Giovanni Pizzarello, Cosima Perina, Angelina Pontillo, Grazia Sisca Giordano, avv. Pietro Macrì, Filippo Caratozzolo ed Eraldo De Lio. Alcuni di questi componenti si sono formati in gruppo volontariamente per la raccolta delle sottoscrizioni di offerte mensili per quattro anni. Nel 1975 venne a Scilla per visitare i parenti Angelino Labate dal Canada e contattato dal comitato scillese, promise di sensibilizzare anche i nostri concittadini al suo rientro a Toronto in settembre. Nel mese di ottobre dello stesso anno, durante la consueta festa annuale del “Club Scilla” si costituì il comitato pro ricostruzione chiesa di San Rocco Scilla. Furono eletti come: Presidente il signor Francesco Corsaro, vice presidente Giorgio Briganti, segretario Cosimo Cacciola, tesorieri Angelo Labate e Francesco Patafio. Gli altri componenti, i sigg. Giuseppe Gioffrè, Giuseppe Caratozzolo, Natale Arbitrio, Filippo Briganti fu Rocco, Filippo Briganti fu Antonio, Giuseppe Macrì, Pasquale Briganti, Antonio Vita, Antonino Famà, Giuseppe Famà e tanti altri. La comunità scillese in Canada si cominciò a formare nel 1948 con i primi emigrati: Oliveri Fortunato e Termini Giovanni e tra il 1950 e ’52 s’ingrandì con l’afflusso di varie famiglie: Bruno Bambara, Ciccio Piria e Raffaele e sorelle, Giuseppe Gioffrè, famiglia Patafio, Angelo Labate, le sorelle Catalano, Natale e Giuseppe Arbitrio, i fratelli Caratozzolo, i fratelli Mortelliti, i fratelli Famà, i fratelli Macrì, Antonio Catalano e sorelle, i fratelli Currò, i fratelli Pirrotta, Antonio Vita, Natale Mortelliti e famiglia, i fratelli Laganà, Giuseppe Fortugno e tanti altri ed oggi si contano circa seicento persone di origine scillese. Per tutti i nostri emigrati gli inizi sono stati duri per vari motivi tra cui: la lingua e la diversità di clima ma si sono inseriti man mano nel contesto sociale e con i proventi del loro lavoro hanno mantenuto le loro famiglie con grande decoro e con grandi sacrifici hanno acquistato anche le loro belle casette e assicurato ai loro figli un avvenire promettente e dignitoso. La comunità scillese in Canada si è stabilita tra Toronto, Montreal e Hamilton e i figli dei primi emigrati sono stati avviati agli studi per cui tra di essi oggi si contano: ingegneri, avvocati, professori, architetti, medici, direttori di azienda, commercialisti e molti altri che si sono creati con iniziative private buone sistemazioni economiche con il commercio ed altri affari. Tra questi ultimi ricordiamo Giuseppe Fortugno rappresentante di un’azienda di spedizione di conteiners e Domenico Currò impegnato in un’azienda di trasporti internazionali. Molti altri scillesi sono emigrati in Argentina nei primi anni del secolo scorso ed altri li hanno seguiti nell’immediato dopoguerra. Si sono bene inseriti i fratelli Arbitrio, Pasquale e Rocco Catalano, il sig. Ciccio Lico e la moglie Maria Polistena, altri sono ritornati a Scilla a causa della crisi economica ed altri si sono trasferiti negli Stati Uniti e in Canada. Molti scillesi tra cui i fratelli Arena, sono emigrati in Australia, altri nel Nord Europa ed anche in altre città d’Italia dove hanno trovato un lavoro più congeniale alla loro personalità. Da ogni parte del globo tutti gli scillesi hanno contribuito alla realizzazione di opere d’interesse sociale per il nostro paese è per questo che li ho definiti “Scillesi per sempre”. Fra gli emigrati nella stessa Italia, ricordiamo un nostro concittadino, il Grande Ufficiale Giuseppe Piria nato a Reggio Calabria, si trasferì a Perugia nel 1956. Fin da giovane concepì la necessità dell’esportazione e nel 1954 fondò l’EISE, una preziosa banca dati intesa a favorire l’incontro tra domanda e offerta. Continuamente aggiornatosi sulle nuove tecnologie dell’informatica e telematica, avvalendosi delle tecniche del marketing diretto e telefonico, mise a punto la formula “Businnes contcat”. L’impegno suo, della sua famiglia e dei suoi collaboratori gli consentono di fondare altre società in Italia e all’estero. Il gruppo EISE diviene così una solida realtà a sostegno degli scambi commerciali tra i popoli. Per le sue qualità d’intelligenza e d’iniziative, sono stati riconosciuti al signor Giuseppe Piria i seguenti titoli onorifici: console onorario della Repubblica di Ungheria per l’Umbria, giornalista, pubblicista, Grande Ufficiale al merito della Repubblica di Ungheria, Grande Ufficiale al merito della Repubblica Italiana, Cavaliere di San Gregorio Magno, Com. del Santo Sepolcro di Gerusalemme, Cav. di Grazia del Sacro Militarie Ordine Costantiniano di San Giorgio. Giuseppe Piria è profondamente legato alle sue origini scillesi e pertanto con grande generosità ha voluto attrezzare la sala convegni del castello di Scilla corredandola anche dell’impianto condizionatore d’aria. A questo nostro concittadino vada l’ammirazione e la gratitudine della nostra Amministrazione Comunale e della cittadinanza scillese con l’augurio di lunga vita e altre possibili iniziative. Nel luglio del 1989 durante una mia visita a Toronto sono stato accolto con molto affetto dai nostri compaesani canadesi e durante un incontro con circa cento persone nella sala bar di Rocco Currò si è parlato della necessità di portare a compimento la costruzione della nostra chiesa San Rocco. Il comitato canadese si impegnò in quella occasione di finanziare la messa a punto dell’altare mensa del costo di 35 milioni di cui io avevo portato il progetto del compianto prof. Barbaro Carmelo di Bagnara. Io avevo fatto presente che la comunità scillese sperava di poter inaugurare la chiesa nell’agosto del novanta. Il comitato aderì all’unanimità ma qualcuno mi fece notare che da Scilla nessuna persona d’autorità era mai andata a trovarli. Al ché io promisi che sarei tornato in compagnia del sindaco, del parroco e di altre persone di loro conoscenza. A chiusura di quell’incontro, il presidente del Club Rocco Currò, mi consegnò una pergamena di socio onorario del club Scilla di Toronto e una medaglia ricordo di quell’incontro con la comunità scillese. Al mio ritorno in Italia ho raccontato all’arciprete don Mimmo Maturano ed altri amici del comitato la mia esperienza canadese ed insieme abbiamo progettato di mantenere la mia promessa fatta ai nostri amici emigrati. Si avviarono così i rapporti di corrispondenza e nell’ottobre dello stesso anno siamo stati invitati a partecipare alla festa annuale dei loro clubs. L’invito è stato accolto con entusiasmo e il 4 ottobre del 1990, con a capo don Mimmo Maturano siamo partiti in gruppo per Toronto, accolti con gioiose manifestazioni all’aeroporto dai nostri amici canadesi, che ci hanno ospitati a coppie o individualmente presso le loro famiglie. Il 6 ottobre siamo stati invitati da una radio privata che trasmetteva in lingua italiana e don Mimmo è stato intervistato per esporre il motivo della nostra visita che è stato quello di allacciare rapporti d’amicizia con i nostri concittadini in Canada e ringraziarli soprattutto per la loro generosa solidarietà verso le necessità della nostra Scilla. Ha parlato della nostra Chiesa e ha esposto le fasi della sua ricostruzione. Durante quella visita il nostro tempo è stato ben impiegato: Domenica la Santa Messa nella loro bella chiesa dedicata a San Rocco, alla quale hanno partecipato molti dei nostri concittadini canadesi e poi altri incontri festosi con cene comunitarie intervallati dal resoconto del bilancio spese per la chiesa di San Rocco sulle somme raccolte dai vari comitati compreso il contributo dello Stato. In quell’occasione abbiamo visitato parenti ed amici e varie località della zona e il 10 ottobre abbiamo salutato e ringraziato i nostri generosi amici, partendo alla volta degli Stati Uniti. Anche all’aeroporto di New York l’accoglienza è stata affettuosa e sincera e anche lì le famiglie ci hanno ospitato generosamente. Durante un ricevimento in nostro onore, in una sala gremita da 280 persone ci è stata presentata la signora Maria Cacciola vedova dell’amico Nino Varbaro. C’è stato uno scambio di doni e la consegna di una targa di riconoscimento per il prof. Francesco Como, per me e per Don Mimmo. Anche a Port Chester abbiamo fatto visita a parenti ed amici e a quanti per motivi vari e di salute, non hanno potuto partecipare ai nostri incontri. Di ritorno a Scilla, abbiamo relazionato i nostri concittadini sulla nostra esperienza americana ed è nata così l’idea d’intensificare i rapporti con i nostri emigrati. I quali, nel 1991 ci hanno rinnovato l’invito per la partecipazione all’annuale festa dei Clubs che è stato accolto dal nostro parroco don Mimmo Maturano e dall’allora sindaco Pasqualino Caratozzolo. Intanto a Scilla il 12 agosto del 1992 si costituiva un’associazione legale presso il Notaio Dott. Osvaldo Carillio di Villa San Giovanni. La suddetta “associazione per i rapporti socio culturali con gli emigrati scillesi” si compone delle seguenti persone: presidente Don Mimmo Maturano, vice presidente il prof. Francesco Como, segretario Franco Martello, tesoriere Rocco Picone. Altri componenti sono: il prof. Giovanni Calarco, i sigg. Pasquale Caratozzolo, Pasqualino Ciccone, Franco Santacroce e Paolo Picone. Dopo di che maturò in parrocchia il progetto di portare in America la “Nuova Filrommatica Scillese” e il 15 ottobre del 1992 una caravona di giovani e accompagnatori giungeva all’aeroporto di Toronto festosamente accolta e quindi ospitata in seno alle famiglie dei nostri concittadini emigrati. Le due commedie “Piazza Tagliola” e “San Giuvanni Decullatu” rappresentati dai nostri giovani in lingua dialettale, hanno riscosso il meritato successo sia a Toronto che a Port Chester, dove abbiamo ricevuto uguale affettuosa accoglienza e ospitalità. Per i giovani è stata una magnifica esperienza perché oltre a fare la conoscenza di parenti e amici delle loro famiglie, hanno avuto modo di fare amicizia con le giovani generazioni e di vedere luoghi nuovi, nuovi usi e costumi. Il 1° novembre prima di lasciare Port Chester Don Mimmo celebrò una messa in memoria di tutti i nostri defunti anche in terra straniera. Anche nel 1999 don Mimmo Maturano e il sindaco Rocco Bueti sono stati negli USA e nel Canada, invitati per le feste dei Clubs. In questi ultimi anni non sono venute meno le offerte dei nostri concittadini emigrati, sia per le estinzioni delle spese relative alla chiesa di San Rocco come per la ristrutturazione delle altre chiese, specie di quella parrocchiale. Il nostro concittadino Giuseppe Gioffrè, residente a Toronto, ha costruito con le sue mani un mobile da orologio a pendolo che è stato completato dalle offerte di altri suoi concittadini e sorteggiato pro chiesa di San Rocco che è stata inaugurata a riaperta al culto il 16 agosto 1990 alla presenza di molti nostri concittadini emigrati in Italia e all’estero. Osiamo sperare che l’amore per il paese natio sia stato tramandato di generazione in generazione e che anche i giovani vogliano intrecciare rapporti di amicizia con i nostri figli e nipoti. Ho voluto fare questa cronistoria per rendere onore al merito di tutti i miei concittadini residenti in Italia e all’estero che si sono adoperati con amore filiale per il bene della loro terra di origine e chiedo venia a quanti la mia memoria non ha saputo aggiungere.

Ultimo aggiornamento ( Mercoledì 23 Giugno 2010 09:55 )