Del presente articolo è autore o curatore il dott. Rocco Panuccio, cultore di storia locale ed esperto in beni storico-artistici e culturali. Ogni riproduzione, anche parziale (citazione diretta), è vietata senza espressa autorizzazione ed ogni utilizzo di notizie (citazione indiretta) senza citarne la fonte costituisce condotta sleale e grave disonestà intellettuale. 

Anche la chiesa di Favazzina, come quasi tutte le case del piccolo abitato, durante l’ultima guerra 1939-45, fu duramente provata dai bombardamenti aerei. altInfatti quasi tutti i giorni, ma soprattutto la sera, su tutta la Costa Viola e sulla Costa Siciliana orientale, c’era tutta una pioggia di bombe, che gli aerei anglo – americani gettavano dall’alto, seminando ovunque distruzione e morte, terrore e lutti. La popolazione favazzinese, abbandonando la propria casa e quanto aveva anche di più caro, cercava rifugio sia nelle campagne di Solano e di Melia, sia dentro la galleria ferroviaria, resa inagibile ai treni dai continui bombardamenti. E’ stato durante quel periodo, che anche la Santa Croce corse il gravissimo pericolo di essere prelevata e portata via dai soldati tedeschi, i quali, durante la loro ritirata verso il Nord, razziavano case e chiese, portando via, ovunque possibile, quanto trovavano di un certo valore, sia sacro che profano. Così anche a Favazzina. Erano gli ultimi giorni di agosto del 1943. Gli ultimi tedeschi, lasciata in fretta la zona di Villa San Giovanni, Scilla, Bagnara, ecc…, si ritiravano verso il Nord, inseguiti ormai da vicino dalle truppe alleate e dai loro terribili bombardamenti. Fu allora che due soldati tedeschi, entrati in chiesa, trovata forse aperta, avevano già prelevato dall’altare la S. Croce e pensavano di ridurla a pezzi, per poterla così nascondere agli occhi degli abitanti della frazione, che potessero in quel momento incontrare in paese e portarla via. Una donna del paese, Antonia Polifrone, passando altper caso davanti alla chiesa e intuendo quanto stava per accadere, cominciò a gridare a squarcia gola sul furto sacrilego che i tedeschi stavano perpetrando mettendo così in fuga i soldati, che lasciavano la preda preziosa. Subito la signora Polifrone entrò in chiesa, prese da terra la Croce e la portò prima in casa sua, poi, dopo averla nascosta in un fascio di rami secchi, pensò che fosse più opportuno portarla nella galleria e consegnarla al parroco, che si era rifugiato con tante altre famiglie della parrocchia. La vista in quel luogo del prezioso simulacro riempì tutti di gioia e di speranza; e deposta la Santa Croce sopra una specie di altare improvvisato nella stessa galleria fu celebrata la S. Messa ed amministrati i sacramenti.

( Testo tratto da “BREVE STORIA DELLA CHIESA E DELLA FRAZIONE DI FAVAZZINA” a cura di don Pietro Scopelliti )

Ultimo aggiornamento ( Sabato 18 Novembre 2017 21:38 )