Del presente articolo è autore o curatore il dott. Rocco Panuccio, cultore di storia locale ed esperto in beni storico-artistici e culturali. Ogni riproduzione, anche parziale (citazione diretta), è vietata senza espressa autorizzazione ed ogni utilizzo di notizie (citazione indiretta) senza citarne la fonte costituisce condotta sleale e grave disonestà intellettuale. 

"Santu Coscimu e Damianu,
siti mericu e scrivanu,
siti mericu e rutturi,
e sanati ogni duluri!"

alt

O Gloriosi Martiri che entrambi in Ciel splendete
il devoto accogliete inno del vostro amor.

Per voi, gloriosi atleti, s'accresca in noi la Fede
e s'avviva in due credi: Speranza e Carità!

Voi medici pietosi sanaste i corpi infermi
e a noi, languenti, germi spargeste di virtù.

A voi, germani invitti, niun ricorse invano!
Oh! Cosma e Damiano, Martiri di Gesù!

Per voi la vera Pace ci addita in quest'esiglio
e sia d'ogni periglio salva la nostra Età!

Oh! Cosma e Damiano, Martiri di Gesù!
Oh! Cosma e Damiano, Martiri di Gesù!

(Inno ai Santi Cosma e Damiano Medici e Martiri. L'ultima strofa in grassetto è, in realtà, il ritornello che intercala il susseguirsi delle varie strofe).


Ogni - 26 settembre - la Chiesa cattolica dà la facoltà alle Chiese locali di celebrare la memoria dei Santi Cosma e Damiano, Medici e Martiri. Per la comunità cattolica di Scilla - in particolare, per quella parte stanziata nel quartiere Chianalea o di esso originaria - è un giorno di Festa. I Santi Cosma e Damiano, infatti, sono i titolari originari dell'attuale chiesa di Maria Ss. di Porto Salvo e lo sono stati fino a quando, nel 1799, venne costituita, in quel luogo benedetto, la Confraternita della Madonna medesima. San Còscimu, infatti, è, ancor oggi, uno dei modi di indicare il piccolo santuario di Porto Salvo da parte di alcuni scillesi.

altLa devozione sincera ed ammirata verso "i Santi Medici" - questo, infatti, è uno dei modi più comuni di chiamarli - ha, quindi, sfidato, vincendola, l'usura dei secoli per giungere, intatta, ai nostri giorni.
Non si hanno molte notizie certe sulla vita di Cosma e Damiano, ma quello che si sa giustifica pienamente la loro fama e conferma l'attualità e la validità del culto ad essi prestato come proposta di una giovinezza già consapevole della vera importanza della vita, del giusto ordine da osservare nel comporre la propria "scala di valori" e disponibile a mettere in gioco - fino a perderla - questa vita terrena, se l'alternativa è rinnegare o tradire i più alti tra questi valori.
Cosma e Damiano erano fratelli gemelli, originari dell'Arabia, nati cristiani.
In Siria appresero la "scienza" - all'epoca ancora al rango di "arte" - della medicina e della farmacologia. Ma il loro modo di esercitare la "professione" era, anche per quei tempi, davvero particolare... Non chiedevano, infatti, alcunché in cambio delle loro prestazioni. Ed ecco affiorare un altro motivo dell'attualità del messaggio dei Santi Medici. Senza, ovviamente, generalizzare, infatti, sentiamo sempre più spesso di medici e chirurghi che hanno individuato nel profitto il primo degli obiettivi della loro professione; di visite specialistiche dai costi esorbitanti; di interventi chirurgici superflui (quando non dannosi) attuati al solo scopo di ottenere denaro pubblico o di singoli inconsapevoli privati, etc. Ripeto: senza generalizzare a proposito della benemerita categoria dei medici e degli altri "scienziati della salute" né demonizzare il benessere materiale, quanto bene trarrebbero per la loro tranquillità psico-emotiva tali operatori sanitari se si accostassero, con cuore umile e docile all'ascolto, alla memoria viva e profonda dei Santi Medici?
Tale caratteristica di "gratuità" delle loro prestazioni medico-farmacologiche valse a Cosma e Damiano l'appellativo d'origine greca di anàgiri, cioè "senza argento" o "senza denaro".
Ma non badavano, essi, soltanto ai corpi. Anzi, proprio grazie alla professione, fecero valida opera di apostolato. Fu questo il motivo per il quale attrassero l'attenzione del governatore della Siria, rappresentante dell'imperatore di Roma Diocleziano, il quale, attorno al 303, li fece decapitare. Secondo una tradizione, la decapitazione fu solo l'ultimo di molti, prima risultati vani, tentativi di martirizzarli, fra i quali l'arsura in un forno.
Per quanto riguarda Scilla, la devozione ai
altSanti Medici ha sempre attratto nella chiesa di Maria Ss. di Porto Salvo moltissimi pellegrini provenienti da ogni contrada della Parrocchia, Favazzina compresa, ma anche da alcuni centri vicini. Ogni 26 settembre è, infatti, un giorno di "festa" - nel senso più cristiano del termine - e di intensa meditazione e preghiera, nata dalla mattutina celebrazione della Divina Eucarestia e culminante nella solenne celebrazione vespertina.
altLa chiesa chianaleota custodisce alcune reliquie dei Santi Martiri, una delle quali incastonata nell'altare maggiore - posto nel 1995 al centro dell'abside per consentire la degna celebrazione eucaristica nella modalità stabilita dal Concilio Ecumenico Vaticano II - ed altre venerate pubblicamente in concomitanza con le giornate settembrine della Festa dei Santi. Si contano, altresì, ben tre raffigurazioni artistiche dei Contitolari della chiesetta. Due notevoli statue ad altezza pressoché naturale, poste su di unico piedistallo e collocate sulla vara della Madonna di Porto Salvo nei giorni della loro Festa. Due statue - altdette i Sancoscimeddi - di dimensioni molto ridotte tanto da essere portabili in braccio da un'unica persona e collocate sulla vara stessa, ai due lati della statua della Madonna di Porto Salvo, sulle apposite sezioni ricavate per esse dai benemeriti autori del sacro podio. I Medici e Martiri, altresì, sono raffigurati sulla maestosa pala d'altare, colti nell'atto di venerare la Madonna che indica in un Paradiso dalle fattezze simboliche di Scilla il Porto della Salvezza.
 L'iconografia tradizionale raffigura i Santi Medici con le medesime sembianze e con in mano una palma e gli
altstrumenti del mestiere di medico-farmacista. Esistono, indifferentemente, immagini dei due Santi imberbi o leggermente barbuti anche se, data la giovane età del loro martirio, èprobabilmente più fedele l'immagine di essi senza barba. Per quanto riguarda le immagini venerate a Scilla, entrambe le coppie di statue li raffigurano senza barba ed inequivocabilmente giovanissimi, mentre i Cosma e Damiano del quadro sono leggermente barbuti anchealt se questo particolare non elevadi molto la loro età apparente.
Altra prova del radicamento di questo culto fra gli scillesi è la discreta diffusione del nome di Cosma nella versione di Cosima, per le donne, e di Cosimo, per gli uomini. Più rara, ma comunque presente, è la ricorrenza del nome Damiano.

Ultimo aggiornamento ( Sabato 18 Novembre 2017 21:27 )