BENEDETTO XVI

 

Cari ministranti,
Sono felice che la mia prima Udienza dopo la vacanza nelle Alpi sia con voi ministranti e saluto con affetto ciascuno di voi. Più di 70 anni fa, nel 1935, ho incominciato come ministrante, quindi un lungo tragitto su questo cammino. A voi, cari ministranti, desidero offrire, brevemente, visto che fa caldo, un messaggio che possa accompagnarvi nella vostra vita e nel vostro servizio nella Chiesa. Desidero per questo riprendere l'argomento che sto trattando nelle catechesi di questi mesi. Forse alcuni di voi sanno che nelle Udienze generali del mercoledì sto presentando le figure degli Apostoli: per primo Simone, al quale il Signore ha dato il nome di Pietro, suo fratello Andrea, poi altri due fratelli, san Giacomo detto «il maggiore», primo martire tra gli Apostoli, e Giovanni il teologo, l'evangelista, e poi Giacomo detto «il minore». Conto di continuare a presentare i singoli Apostoli nelle prossime Udienze, nei quali, per così dire, la Chiesa diventa personale. Oggi però ci soffermiamo su un tema comune: che genere di persone erano gli Apostoli. In breve potremmo dire che erano "amici" di Gesù. Lui stesso li ha chiamati così nell'ultima Cena, dicendo loro: «Non vi chiamo più servi, ma amici» (Gv 15, 15). Sono stati, e sono potuti essere, apostoli e testimoni di Cristo perché erano suoi amici, perché lo conoscevano a partire dall'amicizia, perché gli erano vicini. Erano uniti da un legame di amore vivificato dallo Spirito Santo. Possiamo intendere in questa prospettiva il tema del vostro pellegrinaggio: «Spiritus vivificat». È lo Spirito, lo Spirito Santo che vivifica. È lui che vivifica il vostro rapporto con Gesù, di modo che non sia solo esteriore: "sappiamo che è esistito e che è presente nel Sacramento", ma lo fa diventare un rapporto intimo, profondo, di amicizia davvero personale, capace di dare senso alla vita di ognuno di voi. E poiché lo conoscete e poiché lo conoscete nell'amicizia, potrete dargli testimonianza e portarlo alle altre persone. Oggi, vedendovi qui davanti a me in Piazza San Pietro, penso agli Apostoli e sento la voce di Gesù che vi dice: «Non vi chiamo servi, ma amici: rimanete nel mio amore, e porterete molto frutto» (Gv 15, 9.16). Vi invito: ascoltate questa voce! Cristo non l'ha detto solo 2000 anni fa; egli è vivo e lo dice a voi adesso. Ascoltate questa voce con grande disponibilità; ha qualcosa da dire ad ognuno Forse a qualcuno di voi dice: "voglio che mi serva in modo speciale come sacerdote diventando così mo testimone, essendo mio amico e introducendo altri in questa amicizia". Ascoltate comunque con fiducia la voce di Gesù. La vocazione di ciascuno è diversa, ma Cristo desidera fare amicizia con tutti, così come ha fatto con Simone, che chiamò Pietro, con Andrea, Giacomo, Giovanni e con gli altri Apostoli. Vi ha donato la sua parola e continua a donarvela , perché conosciate la verità, perché sappiate come stanno veramente le cose per l'uomo, e che quindi sappiate come si deve vivere in modo giusto, come si deve affrontare la vita affinché diventi vera. Potrete così essere, ognuno a modo suo, suoi discepoli e apostoli.
Cari ministranti, voi in realtà siete già apostoli di Gesù! Quando partecipate alla Liturgia svolgendo il vostro servizio all'altare, voi offrite a tutti una testimonianza. Il vostro atteggiamento raccolto, la vostra devozione che parte dal cuore e si esprime nei gesti, nel canto, nelle risposte: se lo fate nella maniera giusta e non distrattamente, in modo qualunque, allora la vostra è una testimonianza che tocca gli uomini . Il vincolo di amicizia con Gesù ha la sua fonte e il suo culmine nell'Eucaristia. Voi siete molto vicini a Gesù Eucaristia, e questo è il più grande segno della sua amicizia per ciascuno di noi. Non dimenticatelo; e per questo vi chiedo: non abituatevi a questo dono, affinché non diventi una sorta di abitudine, sapendo come funziona e facendolo automaticamente, ma scoprite ogni giorno di nuovo che avviene qualcosa di grande, che il Dio vivente è in mezzo a noi, e che potete essergli vicini e aiutare affinché il suo mistero venga celebrato e raggiunga le persone . Se non cederete all'abitudine e svolgerete il vostro servizio a partire dal vostro intimo, allora sarete veramente suoi apostoli e porterete frutti di bontà e di servizio in ogni ambito della vostra vita: in famiglia, nella scuola, nel tempo libero. Quell'amore che ricevete nella Liturgia portatelo a tutte le persone, specialmente dove vi accorgete che manca loro amore, che non ricevono bontà, che soffrono e sono sole. Con la forza dello Spirito Santo, cercate di portare Gesù proprio a quelle persone che vengono emarginale, che non sono molto amate, che hanno problemi. Proprio lì con la forza dello Spirito Santo dovete portare Gesù. Così quel Pane, che vedete spezzare sull'altare, verrà ancora condiviso e moltiplicato, e voi, come i dodici Apostoli, aiuterete Gesù a distribuirlo in mezzo alla gente di oggi, nelle diverse situazioni della vita. Così, cari ministranti, le mie ultime parole a voi sono: siate sempre amici e apostoli di Gesù Cristo!

 

 

GIOVANNI PAOLO II

 

 

Cari Fratelli e Sorelle! Cari giovani!
1. Piazza San Pietro è oggi la piazza della gioventù. Circa un anno fa, nel cuore del Grande Giubileo 2000, qui hanno trovato premurosa accoglienza i giovani provenienti da tutto il mondo per la celebrazione della Giornata mondiale della gioventù. Oggi questa piazza, che ospita la millesima udienza generale da quando la Provvidenza divina mi ha chiamato ad essere successore dell' Apostolo Pietro, si apre alle migliaia di ragazzi e ragazze, venuti da tutta I ‘Europa in pellegrinaggio alla tomba del Principe degli Apostoli.Cari ministranti! Ieri avete attraversato in lunga processione Piazza San Pietro per avvicinarvi all'altare della Confessione della Basilica. Così avete in qualche modo prolungato il cammino che i giovani del mondo hanno iniziato Nell'Anno Santo. Il motto del vostro pellegrinaggio nella Città Eterna «Verso il mondo nuovo» è segno della vostra volontà di prendere sul serio la vocazione cristiana.

2. Vi saluto con affetto, cari giovani, e sono lieto che sia stato realizzato questo incontro. In particolare ringrazio il vescovo ausiliare Martin Gachter, Presidente del «Coetus Internationalis Ministrantium», che mi ha rivolto a nome vostro parole tanto cordiali Mi rivolgo con gioia particolare ai ministranti dei Paesi di lingua tedesca, che compongono il gruppo numericamente più grande. E bello che tanti giovani cristiani siano venuti dalla Germania!Il vostro impegno all'altare non è solo un dovere, ma un grande onore, un autentico servizio santo. A proposito di questo servizio, desidero proporvi alcune riflessioni.Quella del ministrante è una veste particolar Essa ricorda un abito che ognuno indossa quando viene accolto in Gesù Cristo nella comunità Mi riferisco alla veste battesimale, della quale san Paolo chiarisce il significato profondo: «Poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo» (Gal 3,27).Anche se voi, cari ministranti, non entrate più nella veste battesimale, avete indossato quella dei ministranti. Sì, il battesimo  il punto di partenza del vostro «autentico servizio liturgico», che vi pone accanto ai vostri Vescovi, sacerdoti e diaconi (cft Sacrosanctum Concìlium, 11. 29,).

3. Il ministrante occupa un posto privilegiato nelle celebrazioni liturgiche. Chi serve la Messa, si presenta a una comunità. Sperimenta da vicino che in ogni atto liturgico Gesù Cristo è presente ed operante. Gesù è presente quando la comunità si riunisce per pregare e rendere lode a Dio. Gesù è presente nella Parola delle Sacre Scritture. Gesù è presente soprattutto nell'Eucaristia nei segni d pane e vino. Egli agisce per mezzo del sacerdote che in persona E7hristi celebra la Santa Messa e amministra i Sacramenti.In tal modo nella Liturgia siete molto più che semplici «aiutanti del parroco». Soprattutto siete servitori di Gesù Cristo, dell'eterno Sommo Sacerdote. Così, Voi ministranti siete chiamati in particolare a essere giovani amici di Gesù Impegnatevi ad approfondire e coltivare questa amicizia con Lui Scoprirete di aver trovato in Gesù un vero amico per la vita.

4. Spesso il ministrante tiene in mano una candela. Come non pensare a ciò che disse Gesù nel Discorso della Montagna: « Voi siete la luce del  mondo (Mt 5,14) Il vostra servizio non può  limitarsi all'interna di una chiesa. Esso deve irradiarsi nella vita di ogni giorno: nella scuola, nella famiglia e nei diversi ambiti della società. Poiché chi vuole servire Gesù Cristo all'interno di una chiesa deve essere suo testimone dappertutto.Cari giovani! I vostri coetanei  aspettano la vera «luce dei mondo» (cfr Gv 1,9). Non tenete il vostro candeliere soltanto all'interno della chiesa, ma portate la fiaccola del Vangelo a tutti coloro che sono nelle tenebre e vivono un momento difficile della loro esistenza.

5. Ho parlato dell'amicizia con Gesù. L»me sarei contento se da questa amicizia scaturisse qualcosa di più / Come sarebbe bello se qualcuno di voi potesse scoprire la vocazione al sacerdozio! Gesù Cristo ha un urgente bisogno di giovani che si mettano a sua disposizione con generosità e senza riserve. Inoltre, il Signore non potrebbe chiamare anche l'una o l'altra di voi ragazze ad abbracciare la vita consacrata per servire la Chiesa e i  fratelli?Anche per coloro che vorranno unirsi in matrimonio, il servizio da ministrante insegna che un ‘autentica unione deve sempre includere la disponibilità al servizio reciproco e gratuita.

Ultimo aggiornamento ( Martedì 26 Ottobre 2010 10:02 )